Allacciatevi le cinture e preparatevi per un viaggio nel lato oscuro, nell’anima marcia dei fast-food.
Il dizionario da la definizione di tossicodipendente come “colui che ha raggiunto un grado tale di intossicazione, che biologicamente non può più fare a meno della droga.” Ora, secondo voi, è possibile che dopo un certo periodo di tempo si provi un’irrefrenabile voglia, un senso talmente atavico di bisogno, da provocare DIPENDENZA per un PANINO?!?
Sembra un situazione paradossale, ma in realtà non è altro che la migliore e più efficace strategia economica della grande M:
Portavoce delle abitudini alimentari americane nel mondo e della forza economica del franchising, la McDonald’s® nasce all’inizio degli anni ‘40 come piccolo fast-food nella cittadina di Arcadia (California) e nel giro di appena 60 anni diventa il più macroscopico e inflazionato esempio della globalizzazione.
Perfino la rivista “The Economist” usa come indice di stima del potere d’acquisto delle valute mondiali il “Big Mac Index”, consci della particolare importanza della standardizzazione di metodi e componenti del franchising McDonald’s®.
Cosa ha decretato l’enorme successo riscosso dalla grande M e quali sono i punti salienti della sua politica aziendale?
Le strategie economiche adottate dal top management ai vertici McDonald’s® trova i suoi punti di forza nelle grandissime economie di scala legate alla massificazione del servizio e della approvvigionamento, a quelle di apprendimento (i tempi per preparare un panino caldo sono stati abbassati fino a richiedere quasi un minuto) e ancora la più facile da osservare è l’economia di assorbimento che viene applicata; la velocità del servizio fornito è direttamente proporzionale alla velocità di ricambio dei clienti (e se ci si fa caso, anche del personale addetto, ma di questo parleremo in seguito..).
Insomma, un’azienda che ha saputo sfruttare il momento e le strategie giuste per presentarsi sul mercato e per dominarlo (eccezion fatta per il suo eterno rivale Burger King®); l’esempio stesso dell’espansionismo economico anni ‘80.
McDipendenza o McDisintossicazione?
A questo punto vi chiederete: “Ma che cavolo centrava la tossicodipendenza del cappello introduttivo?”
E’ presto detto: McDonald’s® è si una delle migliori e più solide aziende del mondo, ciononostante per raggiungere questa solidità non ha semplicemente applicato l’ABC del bravo manager, ma ha intrapreso una serie di comportamenti eticamente scorretti che l’hanno aiutata a raggiungere l’olimpo delle multinazionali.
Grazie al processo McLibel sono state scoperte le politiche immorali applicate dalla catena di fast-food californiana.
Le ricerche forensi sulla società ha rivelato l’esistenza ingenti investimenti che il gruppo McDonald’s® ha riversato sui territori dei paesi poveri, (preferibilmente quelli dominati da dittatori o totalitarismi militari, che garantiscono una la facile soppressione delle proteste e delle rivolte, oltre che una buona percentuale di persone corruttibili ai vertici) sottraendo migliaia di ettari di terreni agricoli o ancor peggio di foreste alle popolazioni locali, per coltivarle a cereali e soia (panini e foraggio animale) o destinate e diventare pascolo per gli allevamenti.
Il giro di affari non si limita solo all’approvvigionamento di alimenti, ma anche ai milioni di tonnellate di carta e plastica sprecate per confezioni che durano giusto il tempo in cui il cliente va dalla cassa al tavolino (e benché la stessa McDonald’s® assicuri di produrli con carta riciclata, la verità è che la percentuale di riutilizzo è estremamente bassa).
Anche gli addetti alla “catena di montaggio” dei panini e alla cassa sono sfruttati fino al midollo, sottopagati e costretti a estenuanti ore di “lavoro straordinario gratuito” subiscono un ricambio continuo così da stroncare la nascita di qualsiasi sindacato di lavoratori sul nascere.
Ma veniamo alla parte più interessante ed intrinsecamente importante per i suoi aspetti psicologici ed etici.
Ormai credo che tutti o quasi conoscano il Cine-Documentario “SuperSize Me”, diretto ed interpretato da Morgan Spurlock.
Dopo una cura intensiva di un mese, composta da 3 pasti giornalieri nei McDonald’s® del luogo, ha registrato, oltre che un incremento del 18% della massa corporea (corrispondente a 11Kg di peso acquisito) anche un inspiegabile stato di depressione, legato a letargia e forti emicranie, oltre ad un drastico calo della libido.
Tenuto sotto controllo da 3 dottori per tutta la durata dell’esperimento, essi stessi sono rimasti meravigliati dell’incredibile deterioramento delle condizioni fisiche del protagonista, arrivando addirittura a sconsigliare il proseguimento dell’esperimento constatate alle pessime condizioni in versava il suo fegato.
Parlo per esperienza personale e credo che chi, come il sottoscritto, è un cliente settimanale del McDonald’s®, dopo un certo periodo di “astinenza” (solitamente intorno delle due settimane dall’ultima “dose”) sperimenti una strana ed impulsiva voglia di mangiarsi un bel Crispy McBeacon®, benché, magari, non abbia fame e sia ben a conoscenza della reputazione di cibo-spazzatura degli alimenti prodotti.
Secondo alcuni nutrizionisti la consistenza stessa dei panini è uno dei fattori chiave di questa “dipendenza”, essendo così facile mangiarli viene spontaneo tornare a rifornirsi anche solo per una “merenda veloce”.
Altri ritengono che le grandi quantità di grassi animali, zuccheri e sale possano indurre uno stato di intossicazione tale da portare alla dipendenza, molto simile a quella che danno il cioccolato o il caffè. Leggende metropolitane createsi attorno alla vicenda raccontano perfino di strane droghe inserite negli ingredienti, ma finora non è mai stata dimostrata la veridicità di queste affermazione.
Come diceva Renzo Arbore: “Meditate gente, meditate”.