Nei giorni scorsi nel Caucaso Georgia e Russia hanno incrociato le armi, prevalentemente in territorio georgiano.
Il Riassunto dei fatti. Tutto è iniziato quando la Georgia ha lanciato un’offensiva militare in una sua provincia, ossia l’Ossezia del Sud, che, proclamatasi indipendente (ma nessuno l’ha riconosciuta), mira a separarsi dalla repubblica caucasica. Il tutto per riaffermare la sovranità del governo centrale in Ossezia e per proteggere i cittadini georgiani dalle milizie separatistiche operanti nella regione.
Nel corso delle operazioni belliche sarebbero rimasti uccisi anche militari russi della forza di interposizione (già nel 1990/91 l’uso della forza da parte delle Georgia in Ossezia aveva dato vita ad un conflitto locale conclusosi con un cessate il fuoco e l’istituzione di una forza di peacekeeping costituita sia da osseti che da russi e georgiani).
Il tutto da vita alla reazione militare russa che in pochi giorni ottiene il controllo del territorio osseto, aprendosi la via per la capitale georgiana Tblisi. Il conflitto si estende anche ad una altra regione della repubblica caucasica con aspirazioni separatistiche, l’Abkhazia. Mentre cresce la pressione internazionale per la fine immediata delle ostilità, la Georgia, sconfitta sul piano militare (e senza aiuti esterni) chiede un cessate il fuoco alla Russia che tuttavia pone, come condizione preliminare, il rientro delle forze georgiane nelle posizioni occupate prima dell’inizio delle ostilità.
Il Presidente francese Sarkozy propone un piano di pace, successivamente firmato dai 2 presidenti russo e georgiano, che prevede tra l’altro la fine delle ostilità, l’impegno a non ricorrere alla forza, il libero accesso degli aiuti umanitari, il ritorno alle posizioni militari di partenza per entrambi i contendenti e l’apertura di un dibattito internazionale sullo status delle 2 provincie separatistiche. Nel frattempo in questi giorni prosegue (o dovrebbe proseguire) il ritiro delle forze armate russe.
Alcune riflessioni :
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L’Avventatezza da parte del presidente Georgiano che ha permesso la reazione russa sperando in aiuto esterno che non è mai arrivato. Dopo la promessa di poter entrare nella Nato gli Americani hanno abbandonato nei fatti (non a parole, almeno) la Georgia alla prima difficoltà.
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I Toni da Guerra Fredda tra Usa e Russia, i quali si scambiano accuse e moniti mentre prosegue il progetto dello scudo spaziale americano in Polonia e Ucraina e i russi intensificano i loro rapporti con Bielorussia e Siria. A rischio anche la collaborazione tra la Nato e le forze armate russe.
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La Diplomazia internazionale in stand bye, ONU in primis, ormai costretta ad assistere a soluzioni unilaterali e a intervenire solo successivamente ad un atto di forza. Il rischio (se non la realtà) ormai è che il palazzo di vetro si trasformi in una istituzione vuota e inutile.
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Un nuovo kosovo per Ossezia del sud e Abkhazia, le quali mirano a diventare indipendenti e hanno già chiesto a Mosca il riconoscimento. In tutto stile Kosovo (la minoranza che ottiene l’indipendenza) con l’Occidente che prima decide arbitrariamente del destino di Stati e popoli e poi pretende che nessun altro lo imiti. L’indipendenza delle 2 regioni probabilmente riaprirebbe la crisi dato che la Georgia mira ad conservare la propria integrità territoriale, concetto più volte sostenuto dagli Usa.
Concludendo è probabile che la Russia si senta minacciata dall’ingerenza occidentale in aree ritenute di sua d’influenza, come quella caucasica o dell’Europa orientale. E mentre l’America mostra i muscoli e va a caccia di petrolio l’Europa occidentale barcolla tra fedeltà all’alleato atlantico e volontà di non irritare troppo il gigante russo, per evitare la chiusura dei rubinetti del gas e dell’oro nero.
Il Gorgonauta.