Gran Torino... Grandissimo Clint Eastwood
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Gran Torino... Grandissimo Clint Eastwood

Cosa ci può essere di peggio per un veterano della guerra di Corea che continua a nutrire sentimenti razzisti di ritrovarsi una famiglia di asiatici di etnia Hmong come vicini di casa? Walt Kowalski è rimasto vedovo da poco e il rapporto con i figli e le relative famiglie è tutt’altro che buono. Le uniche sue passioni, oltre alla birra, sono il suo cane e un’auto modello Gran Torino che custodisce gelosamente.

Walt si appresta a vivere gli ultimi anni della sua vita in solitudine covando odio verso tutti e tutto fin quando il giovane vicino Thao, spinto dalla gang capeggiata dal cugino Spider, si introduce nel suo garage avendo come mira l’auto. Walt lo fa fuggire ma di lì a poco tempo assisterà a una violenta irruzione dei membri della gang con inatteso sconfinamento nella sua proprietà. In quell’occasione sottrarrà Thao alla violenza del branco ottenendo la riconoscenza della sua famiglia. Walt si accorgerà ben presto di avere più cose in comune con i suoi vicini asiatici che con la sua famiglia e prenderà sotto la sua ala il giovane Thao procurandogli un lavoro e difendendo lui e i suoi cari dalla gang che continua a tormentarli.

Clint Eastwood è troppo bravo nella sua interpretazione per non far pensare ad un parallelo tra l’attore-regista notoriamente conservatore e apparentemente burbero, ma dalle inaspettate aperture, e il protagonista solo, incattivito e razzista. Affrontare tutti insieme temi così importanti come l’Immigrazione, la Solitudine, la Violenza sarebbe un suicidio per molti registi ma non per Clint Eastwood. Come se non bastasse il regista di San Francisco non ci risparmia battute secche e divertenti, che unite al suo sguardo di ghiaccio ci ricordano i film di Sergio Leone.

Un altro capolavoro che si va ad aggiungere ai vari Changeling, Million Dollar Baby, Mystic River solo per citare i più recenti.