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La pillola blocca l’azione del progesterone, un ormone che assicura la continuazione della gravidanza. La pillola interrompe lo sviluppo dell’embrione (già cmq presente nell’utero) provocandone l’espulsione assieme alla placenta e alla mucosa uterina. Per facilitare il processo di espulsione si prevede la somministrazione di un secondo farmaco (una prostaglandina, cioè un composto chimico) alcuni giorni dopo il primo, in grado di provocare contrazioni uterine e quindi l’espulsione dell’embrione e della mucosa.
La pillola, già presente in tutta Europa (tranne in Polonia, Lituania e Irlanda), può essere utilizzata in caso di volontaria interruzione della gravidanza entro le 7 settimane di gestazione, ma non oltre. Tra i suoi vantaggi rientrano quelli di non richiedere interventi chirurgici e quindi non provocare danni post-intervento, di poter essere utilizzata già nelle prime settimane di gravidanza e di provocare un minor stress emotivo ed una minor esposizione pubblica della donne che la utilizza.
Non è comunque esente da rischi: un sanguinamento eccessivo o un’infezione uterina possono essere delle spiacevoli conseguenze ed inoltre talvolta l’aborto farmacologico non è sempre efficace, tanto da richiedere un successivo intervento chirurgico. Tuttavia il metodo che prevede la somministrazione delle 2 pillole (RU486+prostaglandina) avrebbe un’efficacia tra il 92% e il 99% dei casi.
Inoltre il farmaco può essere distribuito solo in ambiente ospedaliero per un uso sotto rigido controllo medico e nel rispetto delle legge 194/78 sull’interruzione della gravidanza, previa ecografia. In teoria poi deve essere garantito il ricovero in una struttura sanitaria dal momento dell’assunzione del farmaco a quello dell’avvenuta interruzione (tanto di posti letto liberi negli ospedali ve ne sono a centinaia!!). Con il rischio però di causare illegalità e un fiorente mercato nero a vantaggio di quanti non vorranno passare per le vie legali e il ricovero ospedaliero.
L’autorizzazione della pillola ha ovviamente scatenato numerose polemiche e critiche, provenienti sopratutto dal Vaticano, contrario ad ogni forma di aborto tanto da minacciare la scomunica per le possibili future utilizzatrici della pillola e da richiedere l’intervento del governo. Il quale potrebbe giungere ad un decreto blocca pillola attraverso una modifica della legge 194 per accontentare chiesa e devoti e per farsi magari perdonare le avventure erotiche del Presidente del Consiglio.
Un disgustoso baratto che non tiene conto dell’opinione delle donne italiane, le uniche a poter e dover decidere, liberamente e in base alle proprie convinzioni etiche e morali, sull’utilizzo o meno della pillola.
Ora sono libere di farlo, in futuro, per la libidine di un uomo e per decisioni prese già da altri per loro stesse, forse non più.