La Svizzera, quel tranquillo paese di orologiai e banchieri, sorprende l’Europa. Un referendum proposto dall’estrema destra contro la costruzione di nuovi minareti nel paese elvetico ha vinto in 22 cantoni su 26. Il si ha prevalso complessivamente con il 57, 5% dei voti. Almeno uno svizzero su 2, di nuovi minareti, proprio non ne vuole sapere.
Il risultato referendario ha scosso, non poco, il vecchio continente che si aspettava al contrario una sonora bocciatura del referendum costringendo il cittadino europeo a chiedersi se quei pacati e sereni svizzeri sian diventati un popolo di xenofobi.
Xenofobia, se così si vuole chiamare, che travalica i confini nazionali e contagia il resto d’Europa. Ricacciare a mare (o giù dalla montagna in questo caso) lo straniero sembra così non solo un motto dei padani e della Lega ma delle destre di tutta Europa. Un sentimento forse già ampiamente diffuso che trova con il voto svizzero la sua definitiva consacrazione.
L’effetto emulazione incute timori e paure : mentre in Italia c’è già chi abbaia per aggiungere una croce sulla bandiera (cosa che richiederebbe comunque una modifica della Costituzione, si legga l’art 12) si temono emarginazioni, normative repressive e soprusi a danno delle minoranze etniche sparse per il vecchio continente.
La decisione svizzera d’altronde appare per certi versi pericolosa. Vi sono infatti alcuni diritti, che prescindendo dal luogo in cui si vive e della cittadinanza che si possiede, valgono per tutti gli stessi esseri umani. Si parla in questo caso di diritti umani, che, in quanto tali, appartengono a ciascun individuo a causa della sua appartenenza alla specie umana.
Tra questi ci sono, e se non ci sono dovrebbero esserci, il diritto alla libertà religiosa, il diritto di professare liberamente la propria religione e di disporre, per realizzare questi obiettivi, dei relativi edifici di culto. Tutto questo ovviamente nel rispetto degli altri e della comune convivenza.
La decisione svizzera va invece nel senso di negare questi diritti universali e di consegnare a ciascun popolo il potere di decidere sulla loro “concessione” a questa o quella minoranza, a questo o quell’individuo. Con il rischio di creare un’Europa a macchia di leopardo, dove se si è fortunati si gode di certi diritti, se non lo si è (e ad es vivi in Svizzera) non puoi certo costruirti il tuo edificio di culto.
Oggi i minareti, domani le chiese, i monasteri e le sinagoghe. Attenzione quindi a lanciarsi in facili entusiasmi (e applausi) : se i diritti diventano relativi e opinabili e mutano a seconda di come “tira il vento” un domani la stessa cosa potrebbe tranquillamente toccare a qualche altra confessione religiosa (capito ferventi difensori della cristianità?).
La normativa inoltre pone evidenti problemi di discriminazione (almeno se i cittadini svizzeri sono tutti “uguali”): perchè il cattolico o l’ebreo svizzero può disporre del proprio edifico di culto e il musulmano svizzero no? Qui non si tratta dell’affissione o meno di simboli religiosi (affissi o meno a nessuno viene negato di professare comunque la propria religione recandosi nel proprio luogo di culto) ma di godere delle stesse possibilità e diritti altrui. Come rispondereste se a qualcuno verrebbe in mente di negare la costruzione di una Chiesa in una qualsiasi città italiana pagata magari con i denari dei fedeli?
Sopratutto quando i minareti non sarebbero nient’altro che simboli religiosi (posti al di fuori di locali pubblici) comunque inutilizzabili dato che la chiamata alla preghiera da parte dei muezzin viene proibita dal paese elvetico. Una decisione insomma più che altro politica e simbolica ma con rilevanti implicazioni giuridiche e sociali.
Nel voto inoltre si nasconde forse la paura, per gli svizzeri, di perdere la propria identità. Addio candide montagne innevate e buon cioccolato, nelle valli di Heidi risuona la voce del muezzin (cosa comunque impossibile). Ma è possibile perdere la propria identità a causa di qualche minareto in più?
Negare i minareti significa anche negare i musulmani e la loro presenza, cercando così di nasconderli sotto il tappeto come se neanche esistessero. Negare un innegabile dato di fatto (l’immigrazione) e il futuro di un’Europa, che si voglia o no, multietnica e multiculturale. Come pretendere che i nuovi cittadini o abitanti europei si integrino con la società che li circonda se non gli vengono forniti gli stessi strumenti (ad es gli stessi diritti) per rendere questa integrazione concreta? Così facendo si rischia solamente di contribuire all’isolamento e alla diffidenza tra le varie comunità e i gruppi sociali sparsi per il territorio.
Sarà invece solo (o anche) una questione estetica, di piani regolatori. La maggioranza non vuole che si turbi il paesaggio, punto e basta. Peccato che ora gli estremisti avranno la scusa per alzare, un pò di più, la propria voce.