Cosa può fare un bastardo senza gloria irlandese per le vie della Parigi degli anni ‘40 durante l’occupazione tedesca?
Semplice: mettere i bastoni tra le ruote ai nazistacci a suon di pugni e tritolo!
Mai toccare la donna di un irlandese
Seconda Guerra Mondiale – ormai la conosciamo bene – Sean Devlin, irlandese, meccanico, pilota, bevitore, amante delle donne – più disinibite e discinte del solito.
Un personaggio burbero, dalla lingua molesta e col pugno facile, il personaggio giusto per interpretare un titolo – The Saboteur – che riprende quel filone pulp sulla seconda guerra mondiale già visto nel recente Bastardi Senza Gloria di Tarantino.
Lo splendore artistico della Parigi di inizio ‘900 ha ceduto alla grigia occupazione nazista, il colore ha lasciato posto alle malinconiche sfumature chiaro-scure del regime. In questo desolante panorama bicolore i protagonisti – Sean primo fra tutti – portano la speranza– e un barlume di colore – alla popolazione parigina, opponendosi con forza – ed atti di guerriglia – alla dominazione tedesca.
Niente trincee ed elmetti per Sean, ma qualche arma e soprattutto vagonate di tritolo ed esplosivo al plastico – del resto è un “sabotatore” – per far saltare cannoni, postazioni difensive, laboratori segreti e auto da corsa.
Feeling Good
Al pari di un illustre predecessore come lo era stato Mafia della Illusion Softworks, anche The Saboteur ci mette nei panni di un personaggio qualunque – ma neanche troppo – che, suo malgrado, si ritrova invischiato in faccende più grandi di lui, cercando di portare a termine le proprie missioni e soprattutto di tornare a casa tutto intero.
Tra gare automobilistiche, inseguimenti, sparatorie, sabotaggi ed agguati, quello sbruffone di Sean avrà a disposizione una riproduzione semi-realistica della Parigi – con tanto di parigini – occupata da girare in lungo e largo, compiendo un buon numero di missioni legate alla trama principale, contornate da incarichi secondari, sottogiochi e tanti sotto-obiettivi – la mappa di gioco ne è piena – rappresentati da postazioni di distruggere, rifornimenti da recuperare e generali nazisti da assassinare.
Insomma, stare dalla parte dei ribelli nella Parigi degli anni ‘40 voleva dire darsi veramente da fare, in tutto questo trovano spazio nel titolo dei Pandemic Studios una colonna sonora– di cui Feeling Good cantata da Nina Simone è la portabandiera – azzeccatissima, un ottimo simbolismo nella fotografia – il grigiore della Parigi occupata lascia il posto al colore a mano a mano che Sean distrugge i centri del potere nazisti – e tanti altri piccoli dettagli che, insieme ai personaggi ed alla trama rendono questo titolo uno dei migliori dell’anno appena trascorso.
Allora cosa aspettate? Accendete il vostro bolide e sfrecciate per le strade ciottolose della Parigi anni ‘40 tra donne, alcool e dinamite!