Ieri, a Roma, una porzione di soffitto della Domus Aurea, la celebre residenza dell’imperatore Nerone costruita tra il 64 e il 68 d.C., è crollata a causa di infiltrazioni d’acqua.
Il crollo non ha coinvolto il corpo principale del palazzo voluto da Nerone bensì una galleria eretta successivamente dall’imperatore Traiano. Quest’ultimo infatti fece interrare la Domus per erigervi sopra le proprie terme.
Lo smottamento del terreno, che ha causato il crollo di parte del soffitto della galleria traianea (l’area coinvolta misura tra i 60 e i 70 metri quadrati), ha interessato in superficie circa 130 mq dell’area archeologica in cui si trova la Domus Aurea. La frana non ha causato vittime tuttavia ha reso visibili numerosi reperti archeologici.
Mentre si discute sull’entità del danno causato alla Domus Aurea dallo smottamento e si temono nuovi crolli la frana ha riaperto la questione dello stato e della manutenzione del patrimonio storico, artistico e culturale presente sul nostro territorio.
La Domus Aurea da parte sua non ha avuto ultimamente vita facile. Aperta parzialmente al pubblico solo nel 1999 dopo anni di chiusura per il pericolo di cedimenti strutturali la residenza viene richiusa nel 2005 dopo solo 6 anni di apertura.
Riaperta nuovamente nel gennaio del 2006 la Domus Aurea richiude per precauzione nel dicembre del 2008. Nel 2009 viene annunciato un intervento, della durata di 2 anni, volto all’apertura di un precorso di visita lungo più di 2 km dal costo complessivo di 3,2 milioni di euro.
Il problema più grande che riguarda l’area archeologica della Domus Aurea comunque è la mancata impermeabilizzazione del terreno che consente infiltrazioni d’acqua e quindi possibili crolli. Interventi urgenti e necessari per la salvaguardia e la conservazione dell’intera zona ma per i quali mancano i finanziamenti.