Libia, è guerra civile (2° parte).
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Libia, è guerra civile (2° parte).

Dopo giorni di scontri nella capitale libica sembra essere tornata la calma. Ma si tratta in realtà solo di una calma apparente, carica di tensione. Nel resto del paese invece non si fermano manifestazioni e combattimenti tra i rivoltosi e i sostenitori del rais.

Mentre nella città di Bengasi si attende la presentazione del governo provvisorio post Gheddafi e alcuni esponenti dell’opposizione hanno annunciato la nascita di un Consiglio Nazionale con il compito di coordinare le attività dei gruppi di rivoltosi e di governare le aree della Libia liberate dal regime, si combatte ancora a Zawia e Misurata.

Si riferisce inoltre che nella giornata del 24 febbraio un gruppo di giornalisti italiani è stato bloccato e controllato da un gruppo di miliziani governativi sull’autostrada che va dall’aeroporto a Tripoli. Dopo un rude controllo gli stessi sono stati rilasciati e hanno potuto raggiungere un albergo della capitale.

Sul piano internazionale il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato una risoluzione, la numero 1.970, in cui si prevede il blocco dei beni del Raìs e di alcuni suoi familiari e dignitari, l’embargo alle vendite di armi e un possibile coinvolgimento della Corte penale internazionale dell’Aja per i crimini di guerra o contro l’umanità. Non escluso, in via indiretta, neanche un intervento internazionale nel caso che questo si mostrasse necessario.

L’intervento dell’Onu segue quello del presidente degli Stati Uniti Barack Obama il quale ha firmato una serie di sanzioni contro la Libia, tra cui il congelamento dei beni del rais e dei suoi familiari depositati negli USA.

E’ poi iniziato e prosegue tutt’ora il rimpatrio dei propri concittadini dal paese libico da parte di numerosi paesi europei e non. Per l’Italia nei giorni scorsi due aerei C-130 dell’Aeronautica militare hanno riportato a casa 1.100 connazionali mentre in Libia ne rimarrebbero altri 400. Oggi la nave San Giorgio della Marina militare ha evacuato dal paese nordafricano altre 258 persone, 121 delle quali italiane.

E mentre il capo di gabinetto della Fao Herve Leveune ha annunciato di aver designato Roma come città per l’evacuazione delle persone provenienti dalla Libia, secondo Al Jazeera 20mila persone hanno lasciato il paese attraverso il valico di Sallum con l’Egitto. Altre 5700 invece sono fuggite, secondo la Croce Rossa, verso la Tunisia.

Le critiche alla dura reazione del regime di Gheddafi provengono oramai da tutto il mondo, dagli Stati Uniti in primis ma anche dall’Europa e dalla Lega Araba. Obama ha parlato di uno spargimento di sangue “oltraggioso e inaccettabile” mentre il segretario generale dell’Onu ha ribadito la necessità di fermare le violenze e di punire i responsabili di un simile bagno di sangue.