Midnight in Paris[
Paris](/2011/10/31/parigi-in-7-giorni-parte-i.html), Paris, Paris, non smette mai di affascinare la ville lumiere.
Questa volta è Woody All(i)en a omaggiare la città degli innamorati con un film leggerissimo, ma onesto nell’intrattenere il pubbico.
Gil – Owen Wilson –, sceneggiatore di Holliwood, asprira a diventare un scrittore “serio”, dedicandosi alla stesura del suo primo romanzo.
Fin’ora ha realizzato, con un certo successo, la stesura di decine di copioni per blockbuster holliwoodiani di sicura riuscita, ma il cui basso tenore artistico non gli da nessuna soddisfazione.
Come dice la quasi-suocera, dopo aver visto – probabilmente – un suo film:
abbiamo riso per tutto il film, ma, ora che ci penso, non ne ricordo la trama.
In cerca di svago e ispirazione, Gil si concede una vacanza a Parigi insieme alla fidanzata e promessa sposa Inez, con la vana speranza di respirare i benefici influssi della città che ha ispirato i grandi artisti di inizio ‘900.
Mentre la pragmatica – quasi Wildeiana – Inez preferisce frequentare sale da ballo e stare in compagnia dello spocchioso amico Paul, Gil ama passeggiare per i “quai” parigini, assaporando l’arte e l’umanità che pervade bar, brasserie e locali notturni.
Una sera, ritornando a casa solo e un po’ brillo, Gil fa uno strano incontro: una Peugeot di inizio ‘900 si ferma e gli occupanti lo invitano a salire per dirigersi ad una festa.
Senza farselo ripetere due volte, Gil si imbarca sulla vettura d’epoca, che lo porta ad un party d’antan nel quale, con suo grande stupore, incontra personaggi degli anni ‘20 come Cole Porter e Francis e Zelda Fitzgerald.
Incredulo e incapace di capire come abbia potuto fare un salto nel passato, Gil viene portato dai Fitzgerald ad un pub dove farà la conoscenza di uno dei propri idoli letterari: Ernest Hemingway.
Ritorno al Ritorno al Ritorno al Futuro Pur assemblando un personaggio tipicamente Alleniano – cervellotico, ossessionato dall’incombenza della morte e dall’insensatezza della vita – Allen si concede una variazione “leggera” sul tema.
Owen da corpo ad un protagonista-macchietta che ammicca al pubblico ma manca di un’anima propria, rimanendo altresì funzionale al susseguirsi di una storia, che, più che essere incentrata sul protagonista, trova il proprio fuoco nella Parigi nostralgica e romantica.
Interessante l’idea di far interagire protagonista – e pubblico – coi grandi artisti degli anni ruggenti, imbastendo una trama alla “Ritorno al Futuro” con personaggi come Hemingway, Gertrude Stein, Pablo Picasso, Salvador Dalì e tanti altri.
Purtroppo il film non va moltro oltre questo punto e, pur presentando un tema di fondo interessante – e caro ad Allen –, si perde nella carrellata sui personaggi della “Belle Epoque” e della “Lost Generation”, propendendo verso la commedia romantico-storica sullo sfondo di una Parigi magica e fantastica.
Un film piacevole ed interessante da vedere, ma che, forse, potrebbe deludere i puristi dell’Allen d’annata.
N.F.d.A
Licenziate il “photoshoppista” dietro all’ignobile poster del film.