L’hanno chiamata tassa sulle disgrazie. Si tratta dell’aumento delle accise dei carburanti fino a un massimo di 5 centesimi al litro a disposizione dello Stato e delle Regioni il cui territorio sia colpito da un disastro naturale.
La misura, contenuta nel ddl di riforma delle Protezione civile, non sarà però obbligatoria nè immediata. A chiarirlo è una precisazione di Palazzo Chigi.
L’aumento, recita la nota, potrà infatti scattare “eventualmente ed esclusivamente ad esaurimento della capienza prevista dal bilancio”.
Secondo la disposizione contenuta nel ddl “nel momento della dichiarazione dello stato di emergenza si provvede al fabbisogno finanziario utilizzando le risorse del fondo nazionale di Protezione civile”.
“Qualora sia utilizzato anche il fondo spese impreviste - continua la disposizione - lo stesso è immediatamente e obbligatoriamente reintegrato con risorse ordinarie e/o con le maggiori entrate derivanti dall’aumento dell’accisa sui carburanti, stabilita dal Consiglio dei Ministri, in misura non superiore a 5 centesimi per litro. Al momento della dichiarazione dello stato di emergenza, inoltre, le Regioni hanno facoltà di elevare l’imposta regionale sulla benzina di loro competenza sino al massimo di 5 centesimi per litro”.
Il Codacons ha calcolato quanto potrebbe costare questo nuovo aumento sulle tasche del cittadino: 73 euro all’anno, centesimo più centesimo meno.
La misura ha fatto storcere il naso non solo all’associazione dei consumatori ma anche a diverse politici. “Non è che la benzina aumenti domattina, ma si possono trovare soluzioni migliori di quella, che a me non piace” ha affermato Bersani mentre Di Pietro ha dichiarato : “Monti sbaglia ancora obiettivi e continua a volere fare quadrare i conti senza guardare a chi li paga, cioè le fasce più deboli”.