Il miglior equipaggio marittimo del 2012 è quello della Costa Concordia. Può sembrare incredibile, eppure secondo i giudici dei Lloyds Global Awards è proprio il personale di bordo della nave da crociera naufragata lo scorso 13 gennaio di fronte all’isola del Giglio a meritare il premio di«Seafarer of the year».
La motivazione? Durante il disastro che ha portato alla morte di 32 persone, «i membri dell’equipaggio hanno dimostrato coraggio e professionalità . La perdita di vite umane avrebbe potuto essere ben più grave».
L’iniziativa della candidatura è nata dall’azienda Meranti Magsaysay Institute, una società che si occupa di selezionare e di formare il personale marittimo filippino e indonesiano. Sono stati dunque segnalati i marittimi filippini a bordo di Costa Concordia quali esempio di coraggio e di slancio nell’offrire fattivo aiuto ai passeggeri, nei momenti successivi lo scontro con gli scogli al largo dell’Isola del Giglio.
Quest’anno i giudici hanno ritenuto che la miglior candidatura al premio fosse proprio quella proposta da Magsaysay, estendendo il premio, dato il loro coraggio, anche agli altri membri d’equipaggio presenti sulla nave, affinche’ quanto e’ stato fatto quella notte da questi marittimi, cosi’ professionali e leali, sia pubblicamente riconosciuto.
A pensarla diversamente ci sono però i periti nominati dal gip del tribunale di Grosseto, che si sta occupando dell’incidente probatorio dell’inchiesta, secondo i quali parte dell’equipaggio era impreparato, non aveva le certificazioni previste e non capiva l’italiano, lingua ufficiale della nave.
Nella relazione tecnica sul naufragio agli atti, i consulenti scrivono che_ «parte dell’equipaggio destinato a incarichi chiave non conosceva i propri compiti in caso di emergenza»_ e ad alcuni erano stati attribuiti incarichi «senza che fosse stata fornita loro la familiarizzazione prevista per soddisfare i requisiti» previsti dalla legge in caso di pericolo. «A i mezzi collettivi di salvataggio sono stati assegnati membri dell’equipaggio non in possesso del certificato di idoneità» e non tutti erano_ «in grado di capire le istruzioni in caso di emergenza nella lingua di lavoro»_, ovvero l’italiano.