Il Grande e Potente Oz
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Il Grande e Potente Oz

Il Grande e Potente Oz

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Immagino che il nome Oscar Diggs non dica nulla a molti lettori, ma se vi dico che quell’Oscar diventerà il Mago di Oz penso che ad ognuno verranno in mente storie di tornado e scarpette rosse corredate dall’immancabile motivetto di “Over the Rainbow”. Confezionando un prequel a più di 7 decadi dal cult-movie “Il Mago di Oz” con Judy Garland, il regista Sam Raimi (la trilogia di Spider-Man) ci racconta la storia di come lo scapestrato Oscar divenne il “Grande e Potente” Oz.

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Kansas, Oscar – James Franco – è un illusionista da strapazzo, sveglio e votato alla grandezza, a causa della propria superficialità non riesce a sfondare nel mondo dello spettacolo, finendo per cacciarsi nei guai dopo aver corteggiato - a suon di carillon della scomparsa nonnina - l’ennesima donzella. Fuggendo su una mongolfiera finisce in un tornado che, dopo la shakerata di rito, lo scaraventa nella meravigliosa Terra di Oz.

Qui il Nostro incontra Teodora, la fanciulla non resisterà allo charme dell’illusionista, rivelandogli l’esistenza di una profezia sull’arrivo ad Oz di un omonimo e potente mago che porrà fine alla dispotica tirannia della Strega Malvagia. Giunto alla città di Smeraldo, Evadora, sorella di Teodora e governatrice della città, gli rivela il proprio destino: Oz dovrà uccidere la succitata Strega nella Foresta Oscura, conquistando il trono ed il pantagruelico tesoro della città di Smeraldo.

Over the Rainbow

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L’Oz interpretato da Franco strizza l’occhio allo Sparrow di Depp e riesce a conquistare l’amore del pubblico con un personaggio sì irresponsabile ma anche eroico ed ingegnoso. Tanto che nella non-troppo-velata battaglia tra scienza e magia imbastita da Raimi ci sarà perfino posto per una piega à-la Ocean Eleven nelle battute finali.

Le comprimarie Williams, Kunis e Weisz interpretano rispettivamente le Streghe del Nord (Glinda), dell’Est (Evanora) e dell’Ovest (Teodora) alle quali si aggiungono la graziosa Fanciulla di Porcellana e Finley - Braff -, la fida scimmia alata che diventa ben presto l’inseparabile spalla comica del protagonista.

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Benché il Mago di Oz sia di dominio pubblico, la MGM, casa produttrice della pellicola del ‘39, ne detiene buona parte dei diritti cinematografici, quindi scordatevi Dorothy, Toto e la colonna sonora originale. Vero è che i riferimenti al vetusto “sequel” sono tanti, dalla lunga introduzione iniziale in bianco e nero in 4:3 che passa al “mirabolante” (per il ‘39) Technicolor in widescreen nella Terra di Oz, ai doppi ruoli dei personaggi tra Kansas ed Oz.

Fortunatamente Raimi non si limita ad un semplice rifacimento, ma rivisita il classico, confezionando una Terra di Oz più scintillante che mai, senza smentire il proprio gusto per il tetro ma addolcendolo per un pubblico più giovane. Negli oltre 120 minuti della pellicola il registra compone il puzzle di streghe, illusionisti e babbuini volanti tanto familiare a Dorothy senza appariscenti scivoloni, ma incantando il pubblico fino al (forse un po’ troppo dolce) finale.

The End?