Gravity
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Gravity

Piccolo grande film Gravity, nonché fratello minore dell’osannato I Figli dell’uomo di Alfonso Cuaron che per l’occasione firma la pellicola insieme al figlio Jonas.

Dopo il travagliato percorso che l’ha portato a trovare un distributore, finalmente Gravity è arrivato nelle sale, ricevendo il plauso di pubblico e critica, giustificando – perfino – l’aggiunta al biglietto per la visione in 3D. Si perché se Cameron con Avatar ha riportato in auge la terza dimensione, è Cuaron che, dopo tanto tempo, l’ha finalmente glorificata in tutta la sua magnificenza. Ma andiamo con ordine.

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La dottoressa Ryan Stone e il capitano di missione Matt Kowalski – rispettivamente Sandra Bullock e George Clooney – si trovano nello spazio per una missione “di routine”. La Stone deve installare un nuovo sistema di rilevamento sull’Hubble. Una passeggiatina nello spazio, s’avvitano un paio di bulloni e il gioco è fatto. E invece no. Mentre a noi spettatori brilluccicano ancora gli occhi per le estasianti riprese della Terra vista dallo spazio, succede l’inaspettato. I detriti di un satellite russo esploso stanno orbitando a migliaia di chilometri orari verso i Nostri che, c’era da aspettarselo, vengono colpiti in pieno. Shuttle distrutto, equipaggio ridotto ai due protagonisti citati sopra e null’altro che l’assordante silenzio della spazio. Si perché, al contrario dei millemila film fantasciementifici a cui ci ha abituato Hollywood, nello spazio non c’è aria quindi niente PICIUuu PICIUuu dei laser e BAM BAM delle esplosioni ma solo il gracchiare delle altalenanti comunicazioni radio e l’ovattato suono che gli astronauti possono sentire come vibrazione sulle loro tute.

Ai due superstiti non rimane che intraprendere la propria “odissea nello spazio”, tentando disperatamente di raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale fluttuando nel pericoloso vuoto.

Gravity, gravitas et de gravitatione

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Dicevo nel cappello introduttivo: “piccolo grande film”. Piccolo per tanti motivi, per i suoi appena 90’ di lunghezza, per avere uno dei cast più minimali degli ultimi anni e perché, nell’immensità del cosmo, racconta la storia di minuscoli uomini che, malgrado tutto, non rinunciano a lottare per sopravvivere e tornare sull’amata Terra. Un piccolo grande film o un grande piccolo film, fate voi. Intanto nel tempo di una partita di calcio, Cuaron meraviglia il proprio pubblico, proponendo uno spettacolo visivo che solo Avatar e Titanic hanno saputo eguagliare, impiegando con saggezza il meglio degli effetti visivi per sbalordire lo spettatore ed immedesimarlo nei/nella protagonisti/a. La fotografia è spettacolare e mai come in questo caso le dimensioni – dello schermo – contano per goderselo a pieno. In più metteteci una storia che vi terrà incollati alla sedia da inizio a fine film, registrando la (probabilmente) miglior prestazione attoriale della Bullock.

Quindi, se non lo avete ancora fatto, andate al cinema col miglior schermo 3D di zona – meglio se IMAX –, inforcate gli occhialetti e godetevi la stupefacente meraviglia di Gravity. Lezioni di fisica spicciola incluse.