Pochi se lo ricordano, oppure pochi se lo vogliono ricordare, ma furono proprio gli italiani con un referendum a non volere le preferenze.
Era il 1991, ci fu un referendum al quale partecipò il 62,5% degli italiani per decidere se eliminare il meccanismo della preferenza plurima alla Camera dei Deputati, sostituendolo con quello della preferenza unica: anziché scegliere più candidati se ne sarebbe scelto solo uno all’interno della lista elettorale votata. A questo quesito risposero affermativamente il 95,1% dei votanti.
Le motivazioni di questa scelta furono molteplici, ma due spiccano sulle altre: gli altissimi costi dovuti a campagne elettorali ultra personali e organizzate coi soldi dei contribuenti; e la tendenza a comprare i voti con favori, regali e mazzette, cioè un meccanismo nascosto che diventò piano piano sistema a tutti gli effetti, esplodendo il 17 febbraio 1992 quando iniziò la vicenda nota a tutti con il nome di Tangentopoli.
A quelle decisioni, politici che ora si dichiarano favorevoli alla reintroduzione delle preferenze, votarono invece compatti assieme alla maggioranza dei cittadini italiani per abolirle. Tra gli altri, esponenti del Pd (allora Pds) che ora si dichiarano contrari alle proposte del neo segretario Matteo Renzi.
Sarà anche un caso, ma nei grandi paesi europei non si vota con le preferenze. Non ci sono in Francia, in Spagna, in Germania, in Gran Bretagna.
Anche perchè il voto con la preferenza in Italia c’è già quasi dappertutto. Si votano con le preferenze i Comuni, le Regioni, il Parlamento europeo, e anche i collegi esteri di Senato e Camera, secondo il principio del maggiore «rapporto elettore-eletto» a livello locale che ha però ha prodotto tra gli altri Batman Fiorito, mister 75mila preferenze in Lazio.
Le preferenze furono il simbolo del voto di scambio nel meridione d’Italia, con i vari “Don Ciccio a Promessa” (Francesco Patriarca) e «Vasa vasa» ( Totò Cuffaro), non a caso Roberto D’Alimonte ricorda che “in Lombardia solo il 14 per cento degli elettori ha usato le preferenze alle ultime regionali, contro il 90 per cento degli elettori calabresi”. Le liste bloccate sono sì una sporcizia ma una sporcizia democratica, Renzi lo sa, lo ammette, lo capisce e elencando solo pochi nomi nelle liste bloccate spera che questi nomi siano i meno sporchi possibili.
La realtà è che la corruzione non riguarda solo i politici, la corruzione riguarda ciascuno di noi e la nostra Storia ci insegna cinicamente che l’unico a trovare il meccanismo elettorale perfetto per l’ingovernabile Italia fu Mussolini quando le soppresse.