The Wolf of Wall Street
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The Wolf of Wall Street

Eccessivo. Basta un solo aggettivo per descrivere “The Wolf of Wall Street”, ennesima pellicola della premiata ditta Scorsese-DiCaprio.

Attenti al lupo

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Ex-broker di Wall Street iniziato ad una vita di stravizi a base di sesso e droghe da parte del proprio ex-capo (Matthew McConaughey), Jordan Belfort (Leonardo DiCaprio) rimane senza lavoro dopo il crollo finanziario del 1987.

Ma Jordan non è un perdente e farebbe di tutto per vivere alla grande, masticando la vita per il puro gusto di poterlo fare. Grazie all’esperienza a Wall Street, il “lupo” guadagna una piccola fortuna fregando i risparmiatori con le penny stock, ma è quando fonda la Stratton Oakmont che per Jordan si aprono le porte del paradiso (o dell’infero?).

Droga, donne, donne, droga, in un turbinio infinito di trasgressione per godere, conquistare (in particolare la bella Margot Robbie), eccedere. Peccato che all’FBI tutto questo turlupinare non vada a genio, ficcando il proverbiale bastone tra le ruote del carro di Jordan.

Vendimi questa penna

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Pensare che il protagonista del film di Scorsese sia Jordan Belfort è lecito, ma non del tutto vero. A fargli da comprimario sono i Soldi (quelli con la S maiuscola). Nella propria ricerca del sogno americano, Jordan non fa altro che dar sfogo alle proprie voglie, così com’era l’america reaganiana: se vuoi qualcosa prenditelo.

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DiCaprio è perfettamente calato nella parte del “malvagio innocente”. Pronto a fregare il prossimo col candore di uno scolaretto al primo giorno di scuola. Pronto a corrompere tutto e tutti, a farsi e strafarsi, a stordirsi per vivere alla grande. E Scorsese non indora la pillola, anzi, spinge sull’acceleratore della volgarità. E via a secchiate di tette, culi, torpiloqui e volgarità di genere. Perché Wall Street è soldi, è cocaina, è sesso, è eccesso.

E anche se il film sfiora le tre ore, annovera un personaggio laido come solo Jonah Hill riesce a interpretare e alla fine Jordan ricorda l’impenitente Alex di Arancia Meccanica, “The Wolf” ti fa uscire dal cinema con quel “buco” nello stomaco come poche altre pellicole.

Che alla fine l’affare più grande di Belfort sia stato vendere la propria storia?