A marzo la disoccupazione torna a salire al 13%. A comunicarlo è la stessa Istat, che precisa come la risalita arrivi dopo i cali registrati a dicembre e a gennaio e la lieve crescita a febbraio. Rispetto a quest’ultimo mese, i senza lavoro sono tornati a crescere dello 0,2% raggiungendo così il 13%. Un dato non tanto lontano dal livello più alto registrato, quel 13,2% raggiunto lo scorso novembre.
E proprio a marzo entrava in vigore il Jobs Act, il contratto a tutele crescenti che di fatto ha cancellato le tutele previste dall’articolo 18. La riforma del lavoro voluta dal governo Renzi è entrata in vigore lo scorso 7 marzo, ma non è servita a spingere la discesa del tasso di disoccupazione. Il dato dimostra come la riforma da sola non basta a invertire la rotta, se non accompagnata da un maggiore calo delle tasse sul lavoro, la ripresa dei consumi interni e l’abbassamento dell’eta pensionabile. Anzi più che assumere serve a licenziare.
E la tanto acclamata ripresa? Più che a riforme e annunci sembra sia dovuta al momentaneo calo del petrolio e dell’oro e all’export, che meno risente della crisi. E quando queste risorse prime torneranno a crescere? Senza la ripresa del mercato interno, fermo fino a quando gli italiani non avranno un lavoro e quindi reddito da spendere, non c’è da sperare più di tanto.
Se la disoccupazione aumenta, quella giovanile di certo non si abbassa. A marzo balza oltre il 43%: il tasso segna un aumento di 0,3 punti percentuali arrivando a quota 43,1%, dal 42,8% di febbraio. Si tratta del livello più alto da agosto scorso. A marzo le persone in cerca di occupazione sono 3,302 milioni, in aumento dell’1,6% da febbraio. Nello stesso mese gli occupati sono 22,195 milioni, in calo dello 0,3% su base mensile, stabile a 25,497 milioni la forza lavoro.
Ma gli italiani non devono preoccuparsi. C’è Renzi! Qualche diritto in meno, ma una riforma per tutti! E chissà quanti mirabolanti annunci e pie illusioni ancora ci attendono!