Disordinati Cronici? Il Magico Potere del Riordino è il libro che fa per voi.
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Disordinati Cronici? Il Magico Potere del Riordino è il libro che fa per voi.

Disordinati cronici? Se nella lista nei buoni propositi per il nuovo anno avete scritto “diventare più ordinati” c’è un libro che fa per voi.

Il magico potere del riordino.

La soluzione ai vostri problemi di ordine arriva dal Giappone nella guisa di un libretto di appena 200 pagine scritto da Marie Kondo e diventato uno dei principali best-sellers del 2015.

Lungi dall’essere una lista del “questo va qua, quello va lì”, il libro affronta il problema del disordine alla sorgente: all’idea, alcuni direbbero la filosofia, del possedere le cose.

In modo leggero e divertente, Marie Kondo offre spunti di riflessione per cambiare il modo in cui ci si relaziona con le cose che possediamo. Non affrettatevi a considerarla una stralunata quando leggerete passaggi come “ringraziate i vostri calzini mentre li riponete nel cassetto” o “trattate i vostri reggiseni come se avessero un’anima”. L’approccio “zen” dell’autrice serve a dare al lettore una nuova prospettiva da cui osservare ciò che si possiede.

Idee e strategie

Come l’ormai classico “Getting Things Done” (“Detto, fatto!” in itagliese) “Il magico potere del riordino” offre sia le strategie che le idee, o meglio, le ideologie per diventare ordinati.

Secondo l’autrice, quello che trasforma una persona disordinata in una ordinata è avere un piano generale di ordine. Il concetto è riassunto dalla frase “ordina un po’ ogni giorni e riordinerai per sempre”. Al contrario, Marie consiglia di affrontare il riordino in una giornata, applicando le tre regole:

  • gettare l’inutile: per ogni oggetto che trovate mentre riordinate chiedetevi “perché devo tenerlo?”. Ogni oggetto che possediamo ha un valore e una relazione con noi, può essere inutile e avere un valore affettivo o essere semplicemente utile alla vita di tutti i giorni. Se però l’oggetto è inutile e non vediamo una ragione per tenerlo possiamo gettarlo senza rimorsi.

  • riordinare per categorie: non riordinate per stanze ma per categorie. Partite dai vestiti, passate poi ai libri, ai documenti, all’elettronica, etc., fino ad arrivare agli oggetti dal valore affettivo. Per ogni categoria cercate di racimolare tutti gli oggetti chi vi appartengono, e.g., i vestiti, in una stanza. Ora che li avete tutti sott’occhio fate due pile. Quelli da scartare e quelli da tenere. Mettete al loro posto quelli da tenere e liberatevi di quelli da buttare — per i vestiti potete considerare di darli in beneficenza. Finito con una categoria passate alla prossima.

  • conservare con rispetto: quando avete deciso che oggetti conservare, fatelo con rispetto nei confronti degli oggetti scelti. Il rispetto, in questo caso, si manifesta come il miglior modo per metterli in mostra. Qui entra in gioco la vostra creatività: usate una borsa sgargiante per contenere le altre borse, decorate cassetti e armadi e disponete gli utensili per cucinare in bella mostra e distanti dal lavabo.

Il fine ultimo è quello di circondarsi solamente di quegli oggetti che vogliamo nella nostra vita. Disponendoli in un modo che ci rende fieri di essi e di come li abbiamo sistemati, ci renderà più difficile ritornare a spargerli per casa, eliminerà lo “stress” da riordino e al contrario darà un senso di calma e pienezza, dato che non abbiamo bisogno di altre cose per sentirci in pace con quello che abbiamo.

Probabilmente il libro non è per tutti e alcune proposte potranno sembrare troppo azzardate, una tra tutte quella di sbarazzarsi dei libri che non si leggono più da anni e tenere solo quelli che vengono effettivamente riletti. Stessa cosa vale per l’affrontare il riordino in una sola giornata, cosa che può diventare difficile a seconda delle situazioni e la disponibilità di tempo di ognuno. Ovviamente i consigli dell’autrice vanno presi col dovuto raziocinio, ma la prospettiva data da Marie Kondo è interessate e, come scrivevo sopra, serve ad affrontare il problema del detestato disordine alla sorgente, cambiando il modo in cui pensiamo agli oggetti che possediamo.