Dopo il missile che ha sorvolato il Giappone, la Corea del Nord punta nuovamente gli occhi su Guam, una delle più importanti basi americane nel pacifico.
“Questo lancio balistico è un anticipo significativo dell’arginamento di Guam, la base avanzata dell’invasione” fa sapere il regime.
Da parte sua il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha espresso una forte condanna alla “vergognosa” azione, ma non ha messo in campo nuove sanzioni contro il regime di Pyongyang.
Trump si è limitato a esprimere su twitter la sua reazione: “Tutte le opzioni sono sul tavolo. Gli Usa hanno parlato con Pyongyang, pagandole denaro estorto, per 25 anni: non è tempo di dialogo!” ha twittato il presidente.
Il missile Hwasong-12 ha volato per 2700 chilometri e 14 minuti, disintegrandosi poi in tre parti sull’Oceano dopo essere passato sulla testa dei giapponesi. I quali ora si sono affrettati a istallare nuovi dispositivi antimissilistici.
Continua quindi la guerra mediatica e di parole tra Corea del Nord e Usa, compresi i suoi più stretti alleati orientali, Corea del Sud e Giappone. Querelle accompagnata, di tanto in tanto, dal lancio di qualche missiletto, test atomici, esercitazioni militari e sanzioni.
Sarebbe ora che quel gran coglionazzo di dittatore la facesse finita in un senso o nell’altro: si decida a fare sul serio (senza minacciare a vanvera quella o quell’altra isola) o se ne ritorni dal buco da cui è uscito.