Dopo (i successi di) Daredevil, Jessica Jones e Luke Cage e (il mezzo fiasco di) Iron Fist, gli omonimi eroi delle quattro serie Marvel di casa Netflix uniscono le forze in The Defenders.
Difensori … Uniti?
Non tergiversiamo, il colpaccio tentato da Netflix con The Defenders è, come suggerisce il titoletto sopra, replicare, seppur in minor scala, il successo cinematografico del super team-up degli Avengers. E se i Vendicatori avevano un’invasione aliena da affrontare ad unirli, nel più intimo scenario dei vicoli di New York ci penserà la congrega di ninja assassini conosciuta come la “Mano” a rappresentare la minaccia da sconfiggere.
Come fa intendere il titolo, in The Defenders i quattro eroi, violenti e nolenti, uniranno le forze per scongiurare la minaccia incombente sulla loro città. Per i fan di fumetti e serie TV il nome della Mano non è nuovo, l’organizzazione ha fatto capolino nelle serie di Daredevil e Iron Fist, dove entrambi gli eroi hanno tentato di fermarne, con risultati alterni, i loschi piani. Se per il Diavoletto e il protettore di K’un Lun il collegamento è diretto, il coinvolgimento di Cage e Jones, pur passando per vie traverse, arriva già alla prima puntata. Luke scopre la presenza della Mano dietro un giro di sparizioni di giovani ad Harlem mentre Jessica, seguendo il caso di un proprio assistito, finisce per ficcare il naso in un misterioso progetto edilizio che comprende qualche tonnellata di C4. Impersonificazione del villain di turno, Sigourney Weaver, che qui interpreta il ruolo di Alexandra, una delle dita delle Mano (gli altri quattro membri si sono già intravisti su Daredevil e Iron Fist), nonché capo di tutta l’organizzazione.
I primi episodi, benché avanzino con relativa lentezza verso il vero e proprio team-up tra gli eroi, raccontano le storie parallele dei protagonisti, incastonate da una suggestiva fotografia che vira sui toni distintivi degli eroi: rossi per Devil, blu/viola per Jessica, giallo per Luke e verde per Iron Fist. Così scopriamo che, dopo gli avvenimenti di Harlem, Cage è uscito dalla galera, e, imparata la lezione e col supporto dell’amata Claire Temple (il trait d’union tra tutti i protagonisti della serie), riprende la propria lotta contro la criminalità. Dal canto loro, Jessica fatica a ritornare alla normalità (se mai c’è stata) dopo aver sconfitto la propria nemesi e Daredevil ha abbandonato i panni da giustizie per vestire esclusivamente quelli dell’avvocato Matt Murdock. Ultimo ma non (?) meno importante, Danny Rand (il vero nome di Iron Fist), che continua nella sua lotta per sconfiggere la Mano.
Di lì a poco, i quattro saranno riuniti al tavolo di un ristorante cinese imbeccandosi battute e one-liners (Jessica ruleZ), pronti a fare a cazzotti — o colpi di karate che siano — con gli sgherri della Mano. Il passaggio è più o meno come quello riportato sopra. Da “ho problemi, devo recuperare dall’avventura appena passata” a “ok, facciamo il Mulo a questi della Cano” (ma a maiuscole invertite). Il passaggio è affrettato e le tempistiche “rilassate” che hanno permesso di costruire la personalità degli eroi nelle loro serie dedicate — tranne Iron Fist, dotato della profondità di una sogliola da acquitrino — qui devono (sic.) lasciare il passo al veloce incedere dell’azione.
Peccato che, one-liners e scontri più o meno riusciti a parte, l’investimento emotivo che aveva conferito forza alle produzioni precedenti, qua sia al minimo, andando a discapito anche delle parti di azione. Venuto a mancare un vero attaccamento ai personaggi sullo schermo, anche la più mortale delle coreografie diventa una qualsiasi scazzottata tra estranei. Certo, Netflix ci aveva ben abituati coi “prequel” individuali di questo team-up nella Grande Mela che, anche grazie ad una lunghezza inferiore alla media (8 episodi), non deluderà troppo i fan in cerca di un passatempo per le calde sere d’estate. Peccato solo per il risultato, (molto) meno della somma delle sue parti.