L’eutanasia, letteralmente buona morte è la pratica che consiste nel procurare la morte nel modo più indolore, rapido e incruento possibile a un essere umano (o ad un animale) affetto da una malattia inguaribile ed allo scopo di porre fine alla sua sofferenza.
Possiamo distinguere sostanzialmente tre forme di applicazione dell’eutanasia:
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- Eutanasia passiva : questo è un termine usato a sproposito dai mezzi di comunicazione. L’unica cosa a cui si riferisce è la morte naturale, quando cioè viene sospeso l’uso degli strumenti vitali o delle medicine in modo che si verifichi una morte completamente naturale, che non contrasti le leggi della natura.
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- Eutanasia attiva : questo termine si riferisce alla morte che viene procurata allo scopo di alleviare il dolore del paziente.
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- Il suicidio assistito: è correlato alla eutanasia avviene quando qualcuno dà delle informazioni e i mezzi necessari ad un paziente affinché possa far finire facilmente la sua propria vita.
Questo è un argomento molto delicato in quanto tocca la cosa più importante che abbiamo a disposizione e quindi penso sia opportune riportarvi quelle che sono le domande etiche che si generano intorno alla discussione sull’eutanasia:
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Una grande percentuale di pazienti terminali soffre di dolore intrattabile e/o avverte un’intollerabilità verso la propria difficile qualità di vita. Questi preferirebbero quindi che la loro vita finisse piuttosto che continuarla fino alla morte naturale. Si deve dare a questi pazienti assistenza medica?
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Il suicidio è un atto legale che teoricamente chiunque può praticare. Ma i malati terminali che sono in un ospedale non possono esercitare questa opzione. In effetti, questi sono discriminati. Dobbiamo dar loro le stesse possibilità di suicidio che la gente sana ha fuori dall’ospedale?
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Molti gruppi religiosi, come i cristiani e i giudei, pensano che Dio dia la vita e dunque soltanto Lui dovrebbe porvi fine. Il suicidio sarebbe dunque considerato come un rifiuto della sovranità di Dio e del suo programma di amore. Queste religioni pensano che noi siamo custodi delle nostre vite ed il suicidio non dovrebbe mai essere praticato. Questo è un fattore importante per una persona che considera la possibilità di praticare l’eutanasia ed è contemporaneamente membro di uno di questi gruppi religiosi. Tuttavia, sembra fondamentalmente ingiusto usare una discussione religiosa per una decisione di interesse collettivo. C’è un numero considerevole di adulti con credenze religiose che considerano l’eutanasia come una scelta accettabile in alcuni casi. Ci sono inoltre molti secularisti, atei, agnostici, ecc., che non concordano con questi argomenti religiosi.
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Molti gruppi religiosi pensano che la sofferenza umana possa avere un valore positivo per il paziente terminale. Per loro la sofferenza può essere un’occasione divina per migliorare o essere purificati. Alcune fonti romane cattoliche dicono che i cristiani preferiscono un uso moderato di analgesici, per accettare volontariamente almeno una parte delle loro sofferenze e provare su di sé coscientemente le sofferenze di Gesù Cristo crocifisso. Tuttavia, questi sembrano argomenti che non giustificano la negazione della possibilità di praticare l’eutanasia alla gente che non crede.
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Molta gente sostiene che il dolore provato dai malati terminali può essere portato a livelli di sopportabilità per mezzo di un trattamento adatto. Tuttavia dieci milioni di individui in America del Nord non hanno accesso alla sanità pubblica e quindi un simile trattamento non è disponibile per tutti i pazienti. Le riduzioni previste ai finanziamenti a favore della sanità aumentano la possibilità di sofferenza dei pazienti terminali e renderanno la assistenza medica più importante. Inoltre, per alcuni, un dolore che non può essere sedato non è la principale ragione per desiderare di morire, ma piuttosto la mancanza dell’indipendenza, della dignità e delle proprie capacità.
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Quando il suicidio assistito e/o l’eutanasia fossero disponibili, qualcuno potrebbe sollecitare i propri familiari in modo che accettino la morte, e questa pressione può essere molto sottile. Questo è un argomento importante a favore dei controlli stretti per accertare che un paziente non sia stato influenzato da altri.
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Qualcuno desidererà morire perché soffre di depressione clinica. Un altro argomento a favore dei controlli stretti per confermare che il paziente moribondo sia cosciente.
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In un momento in cui il finanziamento alla sanità è limitato ed è ridotto continuamente, è un comportamento moralmente corretto il propinare trattamenti estremamente costosi ai pazienti terminali per prolungare la loro vita di poche settimane? Il denaro speso in questa maniera non è disponibile per cure prenatali, per cure ai bambini, ecc. Con quei soldi molte vite sarebbero conservate e sarebbe migliorata la qualità di vita a lungo termine.
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Qualcuno sostiene che i pazienti potrebbero temere che i loro medici li uccidano. Solo il paziente dovrebbe chiedere l’assistenza. Il medico continuerebbe a lavorare per andare incontro ai desideri dei suoi pazienti.
Da un sondaggio dell’aprile 2006, pubblicato anche su Torino medica, l’organo ufficiale dell’Ordine provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Torino, e avente come target infermieri (in maggioranza tra i 30 e i 40 anni, impiegati in reparti di terapia intensiva, lungo-degenza e chirurgia), è emerso che:
• il 74% degli infermieri interpellati è favorevole alla “dolce morte” passivao di cui l’83% anche a quella attiva
• il 44% ha avuto diverse esperienze di pazienti che hanno chiesto espressamente e ripetutamente di morire perché venisse posto fine alle loro atroci e senza speranza sofferenze.
• il 76% invoca il testamento biologico;
• l’8% si dichiara disposto a praticare l’eutanasia anche illegalmente, senza richiesta esplicita del paziente
• il 37% si dice disposto ad aiutare i pazienti a mettere fine a un calvario, anche ricorrendo al suicidio assistito.
• il 76% degli infermieri credenti è favorevole all’eutanasia volontaria.
I risultati del sondaggio torinese confermano quelli emersi da un’indagine del Centro di Bioetica dell’Università cattolica di Milano, e di altri sondaggi:
• il 4% dei rianimatori interpellati ha ammesso di praticare l’“iniezione letale” (illegalmente, sulla base di quello che dice loro la coscienza).
• Il 92% degli italiani interpellati ritiene che sia necessario superare l’attuale normativa repressiva;
• il restante 8% si dice contrario all’eutanasia.
Inoltre da un sondaggio promosso dal quotidiano la Repubblica e condotto dalla Micromega emerse che 64% degli intervistati si dichiarò favorevole all’interruzione delle cure mediche per Piergiorgio Welby, come da lui richiesto, contro il 20% contrari. Anche il 50% dei cattolici praticanti risultò favorevole all’eutanasia[21], in netta controtendenza rispetto a quanto ordinato dai massimi esponenti della Chiesa.
In Europa e nel mondo questa è l’attuale situazione:
• Austria. (Paese a maggioranza cattolica come l’Italia). Esisteva una legge permissiva sull’eutanasia, ma fu abrogata nel 1977.
• Belgio. Dal 16 maggio 2002 è in vigore una legge che disciplina l’eutanasia.
• Danimarca. Le cosiddette “direttive anticipate” hanno valore legale. I parenti del malato possono autorizzare l’interruzione delle cure.
• Germania Il suicidio assistito non è reato, purché il malato sia capace di intendere e di volere e ne faccia esplicita richiesta.
• Paesi Bassi. Dal 1994 l’eutanasia cessò di essere perseguita penalmente, pur rimanendo un reato. Nel 2000 i Paesi Bassi divennero il primo Paese al mondo a dotarsi di una legge che regolamentava l’eutanasia e dal 1° aprile 2002 la legge è in vigore.
• Regno Unito. L’aiuto al suicidio è perseguito a norma del Suicide Act del 1961, anche se sul piano giurisprudenziale e giurisdizionale vi sono aperture consistenti all’eutanasia passiva. È attualmente in discussione alla Camera dei Comuni l’Assisted Dying for the Terminally Ill Bill (Legge sulla morte assistita per malati terminali), che permetterebbe una forma di suicidio assistito simile a quella prevista dallo statunitense Oregon Death with Dignity Act del 1997.
• Svezia. L’eutanasia non è perseguita penalmente.
• Svizzera. È previsto e tollerato il suicidio assistito; esso viene praticato al di fuori dell’istituzione medica, da un’associazione privata chiamata Exit. Il medico deve limitarsi a fornire i farmaci al malato.
• Australia. In alcuni Stati le cosiddette “direttive anticipate” hanno valore legale. I Territori del Nord legalizzarono (1996) l’eutanasia attiva volontaria, ma il parlamento federale annullò tale provvedimento nel 1998.
• Canada. Negli Stati di Manitoba e Ontario le direttive anticipate hanno valore legale.
• Cina. Una legge del 1998 autorizza gli ospedali a praticare l’eutanasia ai malati terminali.
• Colombia. Non esiste una legge specifica sull’eutanasia. Tuttavia, in seguito a un pronunciamento della Corte Costituzionale, la pratica è permessa.
• Stati Uniti d’America. La normativa varia a seconda degli Stati. Le direttive anticipate hanno generalmente valore legale. Nello Stato dell’Oregon è possibile, da parte del malato, richiedere farmaci letali. Una regolamentazione specifica di tale materia è tuttavia bloccata per opposizione di un tribunale federale.
Posizione delle differenti religioni sulla eutanasia.
La chiesa Cattolica, la Luterana e quella Episcopale hanno emesso le dichiarazioni convenzionali opposte all’eutanasia ed al suicidio assistito. I gruppi di fede Evangelica e Fundamentalista si dichiarano anche loro in disaccordo con queste pratiche. L’associazione unitaria - Universalist, un gruppo liberale, ha emesso una dichiarazione in 1988 a favore dell’eutanasia e, se ci sono circostanze adatte, del suicidio assistito. Delle dichiarazioni simili sono state fatte dalla chiesa unita di Cristo e della chiesa Metodista. Le altre chiese sembrano divise in questo punto. La maggior parte degli enti religiosi non sono contro la eutanasia passiva che non è più di lasciare la morte che avviene naturalmente senza posporla né accelerarla.
Inoltre volendo rileggere il Vangelo alla luce della moderna scienza medica, si può interpretare uno dei più famosi passi di esso, la Passione, come una forma di eutanasia per mettere fine alla sofferenza di Gesù crocifisso. In tale ottica Matteo (Mt 27,33-34) descriverebbe un tentativo di avvelenare Gesù sul Golgota, col vino mischiato a fiele (anticamente si riteneva che il veleno del serpente, l’aspide, fosse contenuto nel suo fiele). Luca, che era medico, racconta che i soldati, inzuppata una spugna nell’aceto e postala in cima a una canna d’issopo, la spinsero sulla bocca di Gesù, che tuttavia rifiutò di berne. Questo gesto, che viene generalmente interpretato come un atto di disprezzo e di crudeltà dei soldati verso Gesù (assetato), potrebbe invece essere letto come compassionevole: l’aceto infatti provoca rapida acidosi metabolica, perdita della coscienza, coma acidosico e morte. In generale, comunque, il Vangelo non sembra commentare questa vicenda da un punto di vista morale (né, per altro, quella del suicidio di Giuda Iscariota). Le posizioni etiche di origine cristiana sul tema dell’eutanasia paiono sondaggi e inchieste.
Radio Rebelde.