300..l'alba degli eroi.
Il Gorgonauta Il Gorgonauta

300..l'alba degli eroi.

Trama

484 a.C…il re dell’impero persiano Serse I, figlio di Dario I, riprende il tentativo del padre di invadere le città greche per sottometterle definitivamente al suo dominio. Arrivato in suolo greco l’esercito persiano compie stragi e massacri, devastando tutto quello che gli appare di fronte. Anche alla città di Sparta viene offerta la resa ma essa , patria di valorosi e indomiti guerrieri, rifiuta. Infatti era in voga in quella città selezionare i bambini maschi alla nascita, per separare i sani, futuri guerrieri, dagli infermi che venivano gettati dalla cima dei monti disposti attorno alla città. Il re Spartano Leonida decide così con 300 uomini (la sua guardia personale) di dirigersi verso il passo delle termopili, angusto passaggio fiancheggiato da un lato da montagne scoscese, dall’altro dal mare e quindi adatto alla difesa. Il suo obiettivo è ritardare l’avanzata dell’esercito persiano, arrestarlo per dare modo alle altre città greche di affrontare l’invasione persiana. Agli spartani si uniranno alcune migliaia di alleati greci. Giunti al passo i 300 spartani hanno una visione spaventosa : davanti a loro si estende lo sterminato esercito nemico. Ma Leonida e suoi rifiutano la resa e sono pronti a combattere. Per giorni i valorosi spartani respingono qualsiasi attacco nemico il quale fa uso di tutte le sue armi pur di vincere la resistenza spartana. Serse è furibondo poiché il suo enorme esercito nulla può conto il valoroso manipolo di Leonida. Fino a quando un greco, Efialte, tradendo il suo popolo rivela ai persiani un sentiero di montagna che permette di aggirare il passo. I pochi greci alla difesa del passaggio nascosto cedono e i persiani possono così oltrepassare le termopoli. Leonida e suoi 300 si trovano ora circondati e fatti allontanare gli alleati si preparano all’estremo sacrifico rifiutando una vergognosa resa. Il loro sacrifico sarà da esempio per tutti i greci: nel 479 a.C, si uniranno per combattere una volta per tutte il nemico persiano. Nel nome di Leonida e di valori per cui ha dato la vita essi conquisteranno la loro libertà.

Commento

Il tutto viene raccontato in una atmosfera epica-fantastica, dove ai valorosi spartani si contrappongono i mostruosi persiani per aspetto e brutalità. La battaglia viene rappresentata in ogni suo particole : sangue, decapitazioni e morte gli fanno da corollario. Al regista non interessa la vicenda storica in se ma rappresentare la figura di Leonida e il significato del suo sacrifico. Ecco perciò primi piani, frasi che colpiscono per risaltare sempre di più la figura del re spartano. La morte dei 300 spartani poteva essere evitata, essi stessi potevano non affrontare da soli il nemico ma ecco che il bene comune travalica l’interesse personale. Pochi uomini accomunati dagli stessi ideali, dalla semplice forza di volontà e dal coraggio hanno saputo tenere testa al più grande esercito del mondo antico. Con il loro sacrifico estremo sconfiggono il male e la malvagità nel momento stesso in cui questi mettono fine alla loro vita. Molto belli i costumi e azzeccata la recitazione dei vari personaggi tra cui ricordiamo la moglie di Leonida, che si batte per il marito , e il gigantesco Serse, mostro di crudeltà sempre pronto a offrire una resa che sa di morte.. Merita un appunto anche il traditore Efialte, che per arrivismo e ricchezza tradisce i suoi pari.

Curiosità

Il film è un adattamento cinematografico dell’omonimo fumetto 300 di Frank Miller.

Tecnica fotografica

Meritevole di menzione è la fotografia con caratteristiche spesso cupe come il tipico “noir” noto in Sin City ma questa volta rigorosamente a colori, tutto ritoccato e perfezionato in ogni minimo particolare, con tono marcato sulla scala dei rossi nelle sequenze di battaglia, fino ad arrivare alle scale di grigi e ciano nelle sequenze di dialogo e narrazione. Nel film non sono mai utilizzate inquadrature con obbiettivi grandangolo spesso utilizzati per un effetto di distorsione della realtà, ma si può ben notare l’utilizzo di effetti grafici delle creature di altezza surreale quasi sempre inquadrati dal basso verso l’alto quasi come se si volesse sottolineare l’insania dell’utilizzo di queste stesse gigantesche creature in battaglia, queste inquadrature subito successe da ribaltamenti sull’asse di ripresa che vanno a coinvolgere il pubblico in modo diverso dalle battaglie viste in precedenza nei film fantasy nelle quali il pubblico va quasi ad aiutare l’esercito protagonista della trama (come per farci schierare tra i buoni), ma ci mette ad un livello distante dai guerrieri spartani, come se irraggiungibili dai normali uomini, si può interpretare come un esaltazione dei protagonisti, che ci pone come spettatori di una battaglia che sosteniamo, una scelta che alla conclusione del film non fa perdere allo spettatore il ritmo frenetico del montaggio. La ben nota tecnica del bullet time questa volta non è utilizzata come potrebbe essere, perché la velocità non è ridotta fino rendere visibile il movimento di un proiettile, ma è un complesso slow-motion (al rallentatore) con alta frequenza di fotogrammi, e non come il bullet-time di Matrix che rotea intorno al soggetto ripreso, ma qui spesso fisso o a inseguimento a carrellata frontale o laterale, costruite in varie scene in piano sequenza che vanno a dilatare ulteriormente il tempo concesso allo spettatore di osservare ogni dettaglio, anche in secondo piano, lo svolgersi dei combattimenti spesso cruenti e esaltati dal sangue aggiunto digitalmente alle scene, che va quasi sempre a schizzare verso l’obbiettivo della macchina da presa, ma senza mai macchiarlo proprio perché il regista vuole mantenere il distacco tra la finzione e la realtà e lontananza dei fatti storici, la particolarità del sangue aggiunto che sembra essere quasi disegnato a mano è il ricollegamento al “fumetto” da cui è tratto.

Frasi da ricordare

**Godetevi la vostra colazione, perché stanotte ceneremo all'inferno!**
**Questa è pazzia..questa è sparta**
**"Le nostre frecce oscureranno il sole!" "Allora combatteremo all'ombra!**
**Se è sangue che cercate siete i benvenuti tra noi**
**Marciamo..per le nostre idee , per le nostre famiglie, per la nostra libertà..marciamo**

Il discorso finale è poi da Oscar.

Cosa è rimasto

Oggi sul luogo della battaglia esiste un monumento. Su di esso vi è riportata una frase attribuita a Simonide:

O viandante, annuncia agli Spartani che qui noi giacciam per aver obbedito alle loro parole.

La storia. Cosa avvenne

Serse I, re della Persia, per anni si era preparato per riprendere la guerra contro la Grecia iniziata da suo padre Dario I. Nel 484 a.C. l’esercito e le navi di Serse arrivarono in Asia Minore e costruirono un ponte di barche sull’Ellesponto presso Abydos attraversandolo. Secondo Erodoto l’esercito di Serse era formato da circa due milioni di uomini seguiti da 1.200 navi, l’esercito più grande che il mondo avesse visto fino a quel momento, mentre il poeta Simonide lo stimava in circa tre milioni, anche se da studi più recenti è nata un’ipotesi secondo la quale l’esercito di Serse potesse contare su circa 200.000 uomini. Erodoto scrive anche che l’esercito bevve fiumi interi prosciugandoli e mangiò provviste destinate ad intere città. Queste erano ovviamente esagerazioni, ma è chiaro che i greci erano sovrastati numericamente in misura maggiore rispetto al precedente tentativo di conquista sfociato nella battaglia di Maratona. Le poleis greche riuscirono ad accordarsi per affrontare il pericolo e formarono un’alleanza guidata da Sparta, comandata dal re Leonida, e si prepararono a bloccare l’avanzata dell’esercito persiano nel nord della Grecia nello stretto passo delle Termopili.

All’iniziale distaccamento spartano di Leonida e della sua guardia del corpo, composta da 300 opliti, 2.800 peloponnesiaci e circa 900 iloti, si aggiunsero i rinforzi provenienti da altre città tra i quali 700 da Tespia, 400 da Tebe, 1.000 focesi e inoltre da Tegea, Mantinea, Orcomeno, Corinto, Fliunte, Micene e dalle altre città dell’Arcadia e della Beozia per un totale di 3.900 opliti, seguiti dai rispettivi scudieri che fungevano da fanteria leggera. Ai soldati fu detto che erano solo l’avanguardia dell’esercito greco che si sarebbe unito a loro al più presto. Le forze greche, per un totale di soli settemila uomini, iniziarono la battaglia nell’agosto del 480 a.C.; Leonida mirava a tenere il passo il più possibile per dare modo al resto delle città greche di radunare le loro truppe e navi.

Serse non credeva che una forza così piccola sarebbe stata in grado di opporglisi, e diede ai greci cinque giorni per ritirarsi. Allo stesso momento anche la sua flotta non riusciva ad avanzare, bloccata dalle veloci navi ateniesi al cui comando si trovava Temistocle. Serse inviò le proprie truppe nel passo, ma ogni ondata fu respinta. I Persiani attaccavano con frecce e corte lance e non riuscivano a rompere le formazioni degli opliti greci, armati di lunghe lance. La prima ondata ad arrivare sui greci fu quella dei medi comandata da Tigranes, che assaltarono con entusiasmo ma furono respinti con gravi perdite. La seconda ondata fu dei soldati provenienti da Susa equipaggiati con un grande scudo ma anche loro fallirono. Tentarono anche di aggirare il nemico dal lato della costa, ma molti caddero dalle scogliere.

Il giorno successivo Serse schierò in campo le sue truppe d’élite, i diecimila Immortali, comandati da Idarne, che non ebbero maggior fortuna. I greci combattevano a turno concedendosi un po’ di riposo da quel massacro, si accasciavano a terra sudati e sporchi di sangue per poi rialzarsi e tornare a combattere. Dopo il secondo giorno di combattimenti un greco dal nome Efialte disertò e tradì i greci, informando Serse dell’esistenza di un nuovo percorso, diverso, per superare il passo delle Termopili. La strada era difesa dai focesi che erano stati distaccati su quel passo due giorni prima. Essi però non si aspettavano un attacco dei persiani per cui, quando furono attaccati dagli Immortali di Serse, offrirono una ben debole resistenza prima di fuggire consentendo ai persiani di avanzare incontrastati.

Leonida capì che ogni resistenza sarebbe stata inutile. Così l’11 agosto allontanò tutti tranne 300 spartani, assieme al contingente tespiano guidato da Demofilo che rimase per aiutare gli alleati nel tentativo suicida di ritardare l’avanzata dei persiani. Inoltre Leonida contava su un contingente di tebani ma, dopo alcuni combattimenti, essi tradirono in favore dei persiani. Quando i persiani chiesero di consegnare le armi, Leonida gridò che sarebbero dovuti venirle a prendere. Nonostante l’improbabile cifra, fornita dagli storici greci, di più di ventimila morti tra i persiani, compresi due fratelli di Serse (Habrocomes e Hyperanthes), alla fine Leonida venne ucciso. Per quattro volte il suo corpo fu catturato dai persiani e per quattro volte gli spartani lo recuperarono. Stremati, i greci si rifugiarono sul colle che sovrastava le Termopili per proteggere il corpo del loro re caduto. Serse ordinò che fossero finiti con gli archi per non perdere altri uomini. Di tutto l’esercito spartano, solo due uomini sopravvissero, i quali, il giorno dello scontro finale, si trovavano lontani dal fronte.

Conseguenze della battaglia

I persiani successivamente con le sconfitte subite a Salamina e a Platea dovettero abbandonare i loro piani di conquista. In se la battaglia delle termopoli non fu decisiva ma permise ai greci di organizzarsi e fece sorgere in loro uno spirito unitario permettendo così di superare le varie divisioni interne.

Insomma il sacrificio di Leonida e dei suoi non fu vano.

Parte del materiale tratto da wikipedia.

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