Democrazia Spicciola (Parte II)
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Democrazia Spicciola (Parte II)

Fiat veritas, fiat iustitia, pereat mundus

Una volta i latini dicevano così e intendevano che pur di rispettare la “giustizia” tutto il mondo poteva morire; di certo un po’ estremi ma questo ben sottolinea il concetto che nell’antichità si assegnava alla democrazia, insomma: vox populi, vox dei (oggi sono in vena di citazioni latine da bar…), in soldoni: “visto che abbiamo fatto la legge e la maggioranza l’ha votata è come la parola di Dio, senza possibilità di errore”.

Ma purtroppo (o per fortuna) non c’è solo la maggioranza, ci sono anche le minoranze, facciamoci un attimo un esame di coscienza: non è forse vero che riteniamo giusto solo chi “professa” le nostre idee? Mentre quelli che la pensano in un altro modo devo o cambiare o sono sempre e comunque in torto?

E’ normale, è la natura umana (Platone docet), è la primitiva legittimazione della violenza dei più sui meno. Ovviamente se quella dei più è una vox dei, quella dei meno sarà una vox diaboli… quest’arma a doppio taglio che è la democrazia, fa all’occorrenza apparire come un suffragio universale un governo autocratico o assolutista.

Insomma, accettare di essere fallibili, limitati e in contrasto è il normale svolgimento di una “democrazia democratica” che si mette sempre in gioco, trova le migliori soluzioni possibili ai problemi e tenta di migliorarsi ogni volta.

Questo non vuole assolutamente dire che si deve essere dei voltagabbana (come buona parte dei politici del bel paese…), ognuno deve poter procrastinare le proprie idee senza ostacoli e soprattutto si deve evitare il trasformismo (“saltare sul carro del vincitore” per intenderci).

Tirando le somme la maggioranza deve supportare e dimostrare la validità delle proprie decisioni, mentre la minoranza deve insistere nel far valere le proprie ragioni. Altro grande cancro per le democrazie di tutto il mondo sono poi gli affabulatori, i sofisti. Se uno solo sa parlare, o conosce meglio degli altri come “incalzare” il popolo, la vittoria non andrà all’argomento del dibattito, ma all’eloquenza del relatore.

Lo diceva già Socrate a suo tempo: diffidare dei demagoghi e di tutti quelli che invece di usare parole precise, specifiche e dirette, usano emozioni, metafore e giri di parole per distogliere l’attenzione dell’ascoltatore dall’idea alla base del proprio discorso (se avete voglia leggetevi La Fattoria degli Animali di Orwell che è un buon esempio di tutto ciò).

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