Sorvolando sul fatto che la parola Democrazia viene dal greco e letteralmente vuol dire governo (cratos) del popolo (demos), focalizziamoci sulle cose che ritengo più importanti.
Sin dall’antichità i filosofi che hanno parlato di Democrazia (quella con la D maiuscola per intenderci), hanno sempre esternato il fatto che non bastano solo buone regole per formare una buona democrazia, al contrario servono buoni uomini che agiscano nello spirito di quelle regole.
Ne consegue che anche la costituzione perfetta se mal applicata da uomini corrotti o corrompibili non può nulla.
Già il buon Platone aveva previsto che ogni democrazia sarebbe stata passibile di una vita ciclica, da un governo corrotto si sarebbe passati attraverso periodi tumultuosi e rivoluzionari, (non necessariamente da intendere in senso stretto) per arrivare ad un governo di giusti, che a poco a poco sarebbe degenerato (soprattutto per disinteresse delle masse popolari) fino a ritornare ad un’altra espressione del governo corrotto precedente, nelle mani di qualche oligarchia o del demagogo di turno, in un circolo infinito.
La ragione intestina di questo ciclo di morte/resurrezione della democrazia è insita in coloro che sono alla base della democrazia stessa: il popolo. La linfa vitale della democrazia è infatti l’impegno di tutto il popolo nell’affrontare i problemi e le questioni che lo riguardano, promuovere degli ideali e alcune volte inseguire delle vere e proprie utopie (diritti uguali per tutti, suffragio universale, sanità migliore, etc…); al contrario il cancro che pregiudica la morte della democrazia è l’apatia, il fatto che solo pochi addetti ai lavori si interessino delle questioni di stato, mentre il resto della popolazione rimane in disparte, quasi non fosse affar suo.
Il fatto fondamentale è capire che la democrazia non va intesa come “governo della massa” (nel significato Orwelliano del termine), ma “governo degli individui”.
La massa “informe” dove tutti sono uguali, non ha assolutamente bisogno di democrazia, si può accontentare di uno o due schieramenti comandati dai “capitani di ventura” del momento, che possono interpretare tout court gli istinti della massa per direttissima: questa è la strada che prendono le democrazie quando diventano regimi totalitari e dittature.
Non voglio andare contro la globalizzazione, non è questo il luogo per discuterne, ma tutta la nostra società si sta evolvendo verso un fenomeno di (scusatemi la cacofonia) “massificazione di massa”: cultura di massa, divertimenti di massa, cibo di massa, insomma, tutti elementi di una società (soprattutto su scala locale) che mal sopporta e supporta l’originalità, che solitamente crea un vuoto esistenziale attorno agli individui “diversi”, etichettandoli come “spostati” che vanno evitati da chi “galleggia” nel conformismo della maggioranza.
Socrate diceva che la massima virtù è “rallegrarsi di essere in errore”: in pratica chi impara cose nuove da ogni conversazione, cambia le proprie idee, ne esce arricchito e migliorato, alleggerito dall’errore della propria opinione.
La massa procrastina le proprie idee indefessamente, senza porsi problemi, annientando ogni dubbio e soprattutto chi espone questi dubbi; al contrario un individuo, in quanto tale, sa di essere passibile di errore, di non avere la giustizia assoluta dentro di sé, ma che solo attraverso la discussione ed il confronto si può arrivare ad una migliore comprensione dei problemi e delle relative soluzioni che richiedono, a causa della loro complessità, punti di vista diversi.
Un esempio tipico di “democrazia degli individui” è quella che non predilige mai le scelte irreversibili, come la pena di morte o la dichiarazione di guerra, scelte di cui ci si può pentire solo (ipocriticamente) a parole, in pratica l’idea che il governo possa conoscere la verità assoluta è tipica solo dei regimi autocratici, mentre un governo realmente democratico soppesa ogni decisione con calma e ponderatezza, anche se questo, in molti casi, implica disporre di un lasso di tempo maggiore per prendere le decisioni.
Continua con Democrazia Spicciola (Parte II)