Le Brigate Rosse
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Le Brigate Rosse

Le BR (Brigate Rosse) sono un’organizzazione terroristica clandestina di estrema sinistra, attiva in Italia dal 1970 fondata da Alberto Franceschini e Renato Curcio nel 1970, considerata il maggiore gruppo terroristico del secondo dopoguerra in Italia.

L’organizzazione esordì a Milano nella primavera del 1970, con azioni dimostrative e sostanzialmente incruente all’interno di alcuni stabilimenti industriali, ma sviluppò presto una strategia centrata sulla lotta armata, ispirata soprattutto all’esempio di Che Guevara e ai movimenti della guerriglia sudamericana, tra i quali i tupamaros.

Rigidamente compartimentate in colonne e comandate da una “direzione strategica” composta da pochi membri, le BR attrassero nuove forze, pescando nel vasto e frastagliato bacino della sinistra extraparlamentare italiana, in seguito alla radicalizzazione dello scontro politico causata dalla strage di Piazza Fontana a Milano nel dicembre del 1969 e dagli altri violenti episodi di marca neofascista (ma in cui presero parte settori deviati dello stato) che segnarono la cosiddetta “strategia della tensione”.

Critica nei confronti delle altre organizzazioni della sinistra extraparlamentare e profondamente ostile alla politica di alleanza del “compromesso storico” tra forze della sinistra e cattoliche promossa dal Partito comunista diEnrico Berlinguer, nel 1974, con l’assassinio di due esponenti del Movimento Sociale Italiano e il sequestro del giudice Mario Sossi, l’organizzazione lanciò una fase di cosiddetta “propaganda armata”. Nello stesso anno, la risposta delle istituzioni, affidata a un nucleo antiterrorismo comandato dal generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa (rimasto vittima nel 1982 di un agguato mafioso), ebbe i suoi primi risultati con la scoperta di diverse basi e l’arresto di alcuni leader delle BR, tra cui Renato Curcio. Questi, evaso l’anno seguente grazie a un raid compiuto dai suoi compagni nella prigione in cui era detenuto, fu definitivamente catturato nel 1976, quando la guida delle BR passò a Mario Moretti.

Secondo i fondatori e dirigenti, le Brigate Rosse dovevano “indicare il cammino per il raggiungimento del potere e l’instaurazione della Dittatura del Proletariato e la costruzione del comunismo anche in Italia”. Tale obiettivo doveva realizzarsi attraverso azioni politico-militari e documenti di analisi politica detti “risoluzioni strategiche”, che indicavano gli obiettivi primari e la modalità per raggiungerli.

Durante il triennio iniziale, l’obiettivo era quello di dimostrare che unicamente attraverso la guerriglia urbana un’alternativa politica era possibile. Ricordiamo che l’Italia viveva anni bui. Stragi di stato, tentativi di golpe; questo era il contesto in cui le Brigate Rosse hanno incominciato ad agire. Le prime azioni erano dimostrative. Piccoli attentati incendiari contro le automobili di capi reparto particolarmente zelanti durante i durissimi conflitti sociali che percorrevano la penisola durante il periodo successivo al cosiddetto “Autunno caldo” del 1969. In seguito, l’orizzonte si allargò e si fece il salto di qualità: abbattere lo stato borghese, cacciare gli occupanti statunitensi ed imporre l’espulsione della NATO. Tra le azioni sicuramente più forti di quegli anni ci furono il sequestro del magistrato Mario Sossi, quello di Aldo Moro o del generale americano James Dozier.

L’organizzazione si dissolse intorno agli anni 80 a causa di problemi interni nell’organizzazione. Negli ultimi anni è nato un nuovo capitolo della storia di questa organizzazione terroristica, la cui ala militarista negli ultimi anni ha ucciso due tecnici che lavoravano alle dipendenze di due Presidenti del Consiglio, Massimo D’Antona nel 1999 (sotto l’on. Massimo D’ Alema) e Marco Biagi, nel 2002 (sotto l’on. Silvio Berlusconi). Nel 2003 le Brigate Rosse sono tornate nella cronaca a causa della sparatoria sul treno tra due esponenti delle Nuove Brigate Rosse - Nuclei Comunisti Combattenti (BR - NCC) Mario Galesi e Nadia Desdedemona Lioce e degli agenti di PoliziaFerroviaria. Galesi ed un agente, Emanuele Petri, moriranno per i colpi di arma da fuoco. In seguito ai file trovati nel notebook della Lioce, sono stati arrestati altri componenti del gruppo armato e dalla fine del 2004. Le forze dell’ordine inoltre si sono avvalse della collaborazione di una pentita, Cinzia Banelli.

Il 12 febbraio 2007 sono stati arrestati quindici presunti militanti delle Nuove BR, vicini all’ala movimentista Boccassini. di Seconda Posizione, in seguito a indagini iniziate nel 2004 dalla Procura della Repubblica di Milano, condotte dal pubblico ministro di Milano,Ilda Sei degli arrestati vivevano a Padova. Fra i 15 sette sono sindacalisti della cgil, che sono stati sospesi a seguito della notizia del loro arresto.

I nomi: Davide Bortato, 36 anni; Amarilli Caprio 26 anni; Alfredo Davanzo, 49 anni;Bruno Ghirardi, 50 anni; Massimo Gaeta , 31 anni; Claudio Latino, 49 anni; Alfredo Mazzamauro, 21 anni; Valentino Rossin, 35 anni; Davide Rotondi, 45 anni; Andrea Scantarburlo, 42 anni; Vincenzi Sisi, 53 anni; Alessandro Toschi, 24 anni; Massimiliano Toschi, 26 anni; Salvatore Scivoli 54 anni. Alcuni di questi arrestati si sono dichiarati prigionieri politici di fronte al giudice inquirente, avvalendosi della facoltà di non rispondere alla domande poste, seguendo una prassi iniziata dai molti brigatisti storici negli anni settanta.

Nei giorni successive è stato trovato un deposito di armi. I quotidiani riferiscono che sarebbero emersi alcuni progetti di attentato a danno di un esperto del lavoro e giornalista del Corriere della Sera, progetti di attentato al giornale Libero e a una delle ville di Berlusconi. Quasi tutte le forze politiche hanno condannato questi progetti manifestando solidarietà alle persone minacciate. Solo un esponente politico, Francesco Saverio Caruso, parlamentare eletto nelle liste della Rifondazione Comunista, ha ritenuto di dissociarsi.

Ormai la stragrande maggioranza di questi ex brigatisti sono usciti di galera e per i restanti si chiede la scarcerazione. Personalmente mi ritengo a favore della loro liberazione in quanto quasi tutti affermano di essersi pentiti per ciò che hanno compiuto. Inoltre bisogna tenere presente che in quegli anni l’ideologia politica era molto forte tanto da considerare la violenza un mezzo indispensabile.

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