Qualche giorno fa mi sono trovato col Gorgonauta e mi ha detto: “Ciao Save, io ho intenzione di scrivere un articolo sulla trilogia cinematografica degli X-men, so che tu leggi i fumetti, che ne dici di scrivere un articolo a riguardo?”
Ovviamente non penso di dover accludere tutta la conversazione in questo articolo, visto che già il fatto che lo stiate leggendo vi può suggerire un indizio sulla mia risposta…
Dopo aver letto l’articolo del Gorgonauta ho deciso di allargare un po’ il raggio d’azione del mio articolo e di non prendere in considerazione solamente gli X-men, di cui l’articolo del Pellegrino dei Secoli parla abbastanza esaurientemente, ma di parlare (o meglio scrivere) di quello che negli anni è diventato un vero e proprio Universo (con la U maiuscola): il MARVEL UNIVERSE.
Vita morte e miracoli della Marvel Comics: la nascita del Marvel Universe
La Marvel Comics (in Italia conosciuta anche col nome di “Casa delle Idee”) nasce nel lontano 1939: Namor,
chiamato anche Sub-mariner, re di Atlantide e primo Mutante del Marvel Universe… non passarono troppi anni che a questo strano essere figlio di un umano e un’atlantidea vennero affiancati altri eroi: Angel, La Torcia Umana e Ka-Zar (ebbene si, la Torcia Umana è stato il primo dei fantastici 4 ad essere inventato, benché in questa primitiva versione fosse un androide e non Johnny Storm, fratello di Sue Storm, la donna invisibile). Ovviamente la guerra incide anche sui fumetti dell’epoca, vengono create vere e proprie super-battaglie contro il comune nemico nazista (i 4 eroi sono infatti coinvolti in molti scontri con i supercattivi dell’Asse).
Le forze tedesche inoltre potevano contare sull’aiuto di Teschio Rosso, devoto a Hitler ed istruito da questo a portare a termine le missioni più difficili; per contrastare efficacemente questo super-nemico l’esercito degli Stati Uniti si è visto costretto a sovvenzionare il programma “Super-Soldato” che diede al gracile Steve Rogers la forza, l’agilità ed i riflessi di Capitan America.
Finalmente la guerra finisce ma per la Marvel Comics non si prospetta un bel periodo, le uscite sono irregolari ed il fervore iniziale per gli eroi sembra aver perso di linfa vitale.
In quegli anni la “Golden Age” dei fumetti moriva a causa della Seduction of the Innocent, una (l’ennesima) campagna proibizionista contro i “crime comics” (come li chiamava Fredirc Wertham, il suo massimo sostenitore), accusati di incoraggiare comportamenti sbagliati nei bambini.
Solo con l’entrata in azienda di un ragazzo diciassettenne, nipote dell’allora proprietario della Marvel, di nome Stanley Lieber la Marvel seppe scrollarsi di dosso il fantasma della bancarotta.
Il buon Stanley da giovane scrittore di storie “riempitive” divenne il Stan Lee che conosciamo (o che se non conoscete vi vado a presentare) in pochi anni. Il decennio 1960-70 è foriero di grandi innovazioni, il buon Stan insieme al geniale Jacob “The King” Kurtzbeg(meglio conosciuto come Jack Kirby) creano eroi del calibro dell’Uomo Ragno,Daredevil,Hulk, i Fantastici 4 e gli X-men.
E’ in questo contesto che nasce il concetto del super-eroe con super-problemi: la narrazione delle vicende degli eroi non rimane fossilizzata solamente sull’azione, sullo scontro con il cattivo di turno, anzi, molte volte il focus si restringe sulla vita di queste super-persone.
Ognuno di essi deve fronteggiare amori , litigi, lavoro, problemi di carattere etico e via di questo passo. La forza di questi eroi non è dunque insita nei loro muscoli, non solamente nei loro poteri “extra-umani” ma piuttosto nella loro spiccata umanità, nelle loro vicende di tutti i giorni che riescono ad accalappiare l’empatia del lettore.
Per questo il giovane studente Peter Parker viene morso da un ragno radioattivo e diventa l’uomo ragno ma i suoi poteri sono un ulteriore fardello sulle sue spalle (chi non ricorda la frase: da un grande potere derivano grandi responsabilità?), perde l’amato zio e deve trovare un modo per guadagnarsi da vivere, studiare, salvare New York… ed ogni tanto respirare. Come lui anche Matt Murdock (che di professione fa l’avvocato) deve convivere con la cecità dovuta al contatto con sostanze radioattive, ma impara a servirsi degli altri sensi iper-sviluppati per vivere e per diventare l’eroe col nome di Daredevil (in Italia meglio conosciuto semplicemente come Devil). Analogamente ai primi due anche il fisico nucleare Bruce Banner deve convivere con il suo fantasma interiore, il verde Hulk, in un continuo scontro ego/super-ego (qualcuno ha detto dottor Jekyll e Mister Hyde?!) per impedire alla sua controparte super-umana di devastare tutto quello che gli sta intorno. Il gruppo dei fantastici 4 invece è composto da Reed Richards (Mister Fantastic), Susan Storm (la Donna Invisibile), Johnny Storm (la Torcia Umana) e Ben Grimm (la Cosa), i quattro vengono investiti da una tempesta di raggi cosmici e da quel momento in poi il geniale Reed acquistò l’abilità di poter allungare il proprio corpo a dismisura, Susan quella di rendersi invisibile e creare campi di forza, Johnny quella di incendiare il proprio corpo, volare e controllare il fuoco mentre Ben divenne una “cosa” di pietra durissima ed estremamente forte. Se per i super-eroi di cui abbiamo parlato prima la routine quotidiana è già difficile, per questi si pone il problema di essere una famiglia a tutti gli effetti, con i suoi conflitti, le sue discussioni e i suoi problemi di “convivenza forzata”.
Gli X-uomini
Il discorso per gli X-men invece è differente, l’idea della mutazione genetica era nell’aria da qualche anno. Stan Lee infatti voleva chiamare la testata “I Mutanti”… peccato che nessuno all’epoca avesse la benché minima idea di cosa fosse un mutante, per questo si preferì dare il nome di X-men all’albo e più in generale al gruppo di eroi che sarebbero stati gli antesignani di intere enciclopedie di homo superior(come li avrebbe definiti di lì a poco Magneto) nati con uno o due geni diversi dai propri simili e che avrebbero concesso a questi post-umani poteri incredibili.
Con gli X-men Stan Lee crea un vero e proprio sotto-universo affollato di creature semi-divine (o semi-diaboliche a seconda dei casi…)
La prima avventura degli “uomini del domani” è datata 1963, un ristretto gruppo di mutanti composto da Ciclope, Marvel Girl, Angelo,La Bestia e L’Uomo ghiaccio vengono mandati dal professor X a combattere per la prima volta Magneto che sta cercando di attaccare l’esercito degli Stati Uniti d’America (per una descrizione più dettagliata dei personaggi vi rimando all’articolo del Gorgonauta).
Benché l’idea fosse innovativa e intrigante purtroppo non attecchì e l’albo dopo un paio di ristampe finì nel dimenticatoio, i personaggi degli X-men vennero “scorporati” dalla propria testata ed “usati” come ospiti in altre testa
te a più riprese come amici o nemici.
Il vero e proprio successo arrivò solamente nel ‘75, quando venne pubblicato il “Giant Size X-Men” con alcuni nuovi mutanti nati su altre testate e approdati nel Marvel Universe mutante, tra i quali l’artigliato canadese Wolverive, il russo Colosso, il tedesco Nightcrawler e la kenyota Tempesta. Come recita sulla copertina “All New, All Different”, insomma, gli autori avevano capito il potenziale della testata e il punto di forza su cui far leva: la diversità.
Il parco personaggi da quell’anno in poi non ha fatto altro che cresce, sfornando eroi provenienti da tutte le parti del mondo, da ogni continente e regione, di ogni religione, etnia ed estrazione sociale. L’unico fattore comune per ogni mutante diventa la diversità, il fatto di non essere uguale agli altri, di sentirsi estraneo e di essere osteggiato e condannato ad una vita di esilio.
In questo panorama eterogeneo prendono vita migliaia di avventure che si mescolano con le vicende degli eroi delle altre testate tra Crossover e Spin-off, Guerre Intestine e Matrimoni del Secolo in un susseguirsi infinito di avvenimenti ed avventure.