in un dossier dal titolo Dossier incendi e legalità.Quello che è avvenuto in questi giorni non fa presagire nulla di buono. Parchi naturali bruciati (più di mille ettari nel Parco del Pollino), turisti in fuga, lutti e per finire migliaia di danni. L’anno 2007 insomma forse segnerà un’inversione di tendenza rispetto al quadriennio in esame che aveva visto diminuire in modo sensibile il numero degli incendi e degli ettari bruciati. Si era passato da 91.000 e passa ettari ai quasi 40.000 e da 8.947 incendi a 5.643.
Roghi, nella quasi totalità, dovuti alla mano dell’uomo e principalmente per ragioni economiche. A volte si dà fuoco per poi per essere reclutati nella guardia forestale, altre volte per poter poi utilizzare il terreno bruciato a proprio vantaggio (edilizia, per adibirlo a pascolo ecc) e infine per vendetta o risentimento. Gli incendi naturali come quelli dovuti alla fatalità invece non superano nemmeno il 4% del totale.
Gli strumenti per combattere i roghi ci sono ma il più delle volte rimangono inapplicati. Tra tutti il più importante è la legge n.353 del 2000 intitolata Legge quadro in materia di incendi boschivi. Questa legge afferma:
Art.10 comma 1°. Le zone boscate ed i pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all’incendio per almeno quindici anni. È comunque consentita la costruzione di opere pubbliche necessarie alla salvaguardia della pubblica incolumità e dell’ambiente. In tutti gli atti di compravendita di aree e immobili situati nelle predette zone, stipulati entro quindici anni dagli eventi previsti dal presente comma, deve essere espressamente richiamato il vincolo di cui al primo periodo, pena la nullità dell’atto. È inoltre vietata per dieci anni, sui predetti soprassuoli, la realizzazione di edifici nonché di strutture e infrastrutture finalizzate ad insediamenti civili ed attività produttive, fatti salvi i casi in cui per detta realizzazione sia stata già rilasciata, in data precedente l’incendio e sulla base degli strumenti urbanistici vigenti a tale data, la relativa autorizzazione o concessione. Sono vietate per cinque anni, sui predetti soprassuoli, le attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale sostenute con risorse finanziarie pubbliche, salvo specifica autorizzazione concessa dal Ministro dell’ambiente, per le aree naturali protette statali, o dalla regione competente, negli altri casi, per documentate situazioni di dissesto idrogeologico e nelle situazioni in cui sia urgente un intervento per la tutela di particolari valori ambientali e paesaggistici. Sono altresì vietati per dieci anni, limitatamente ai soprassuoli delle zone boscate percorsi dal fuoco, il pascolo e la caccia.
Art 10 comma 2°. I comuni provvedono, entro novanta giorni dalla data di approvazione del piano regionale di cui al comma 1 dell’articolo 3, a censire, tramite apposito catasto, i soprassuoli già percorsi dal fuoco nell’ultimo quinquennio, avvalendosi anche dei rilievi effettuati dal Corpo forestale dello Stato. Il catasto è aggiornato annualmente. L’elenco dei predetti soprassuoli deve essere esposto per trenta giorni all’albo pretorio comunale, per eventuali osservazioni. Decorso tale termine, i comuni valutano le osservazioni presentate ed approvano, entro i successivi sessanta giorni, gli elenchi definitivi e le relative perimetrazioni. E’ ammessa la revisione degli elenchi con la cancellazione delle prescrizioni relative ai divieti di cui al comma 1 solo dopo che siano trascorsi i periodi rispettivamente indicati, per ciascun divieto, dal medesimo comma 1.
Insomma la legge vieta qualsiasi speculazione sulle aree bruciate e obbliga le regioni a formare un catasto delle aree percorse dal fuoco. L’applicazione della legge, assieme a un efficace campagna di sensibilizzazione, ha portato dove questo è avvenuto ad una reale diminuzione degli incendi. In Liguria infatti oltre la metà dei comuni interessati dal fuoco ha realizzato il catasto ed in questa regione il numero degli incendi si è dimezzato. Dove questo non è successo invece la terra ha continuato a bruciare.
In definitiva si può battere il fenomeno? Per me si.
Innanzitutto occorre creare una nuova mentalità dell’ambiente tramite campagne di sensibilizzazione. Verde e natura come risorsa e come valore da proteggere. In secondo luogo semplicemente applicare la legge e le pene per chi viene sorpreso a commettere il reato (art 423 e art 423 bis cod.pen.) perché punire al massimo con una ramanzina chi brucia è il miglior modo per legalizzare il fenomeno e promettere l’impunibilità. Infine occorre una capillare azione di prevenzione e una gestione logica e funzionale delle risorse.
Solo combinando questi 3 fattori si eviteranno roghi, episodi come quelli di Peschici, interessi mafiosi e inutili perdite di vite umane.
Il Gorgonauta.