Come forse alcuni di voi ricorderanno, dopo un anno e mezzo di trattative, Scaroni (amministratore delegato dell’ Eni) e Miller ( amministratore delegato della Gazprom), a metà novembre 2006 hanno firmato a Mosca un accordo che consiste nella proroga delle forniture di gas dalla Russia all’Italia fino al 2035 e Gazprom in compenso ottiene l’accesso a vendere direttamente gas sul mercato italiano già dall’aprile di quest’anno.
I giornali hanno definito l’accordo un evento storico che darà più gas all’Italia, ma è tutta una balla, perché nessuno dice che esiste una legge, in Russia, si chiama la cosiddetta legge sull’esportazione del gas che da il monopolio assoluto alla Gazprom per l’esportazione di gas. Cosa significa questo, che qualsiasi quantitativo di gas che possa essere trovato o nello sviluppo di giacimenti, dovrà essere ceduto, bocca-pozzo, alla Gazprom. Quindi poi sarà la Gazprom a decidere se lo vuol vendere in Cina, o se lo vuol vendere in Europa, o se lo vuol vendere in Italia, quindi in Italia come tale non verrà niente. Quindi l’unico vero effetto dell’accordo è che la Gazprom, azienda statale controllata direttamente da Putin, che detiene il monopolio mondiale del gas potrà vendere direttamente in Italia.
Facciamo un passo indietro e vediamo perché il gas sta diventando così importante. Il gas è un combustibile utilizzato per produrre energia elettrica, per l’industria e per il riscaldamento delle nostre case così come il petrolio con la differenza che ha un minor impatto ambientale e per questo è destinato a diventare il combustibile più importante.
Sarà quindi il gas a definire lo scacchiere mondiale futuro nel quale la Russia sarà destinata ancora una volta a svolgere un ruolo cruciale. Il mondo del gas è sempre stato un mondo pieno di misteri e continua ad esserlo, infatti non esistono documenti che stabiliscano a quale prezzo l’Eni acquisti gas dalla Russia nonostante numerose richieste di certificazioni da parte delle istituzioni governative.
Il gas una volta arrivato al confine italiano, viene preso in carico dalla Snam Rete Gas, a maggioranza Eni. E distribuito attraverso una ragnatela di 30.700 chilometri. Il gas arriva da cinque ingressi: quello algerino da Mazara del Vallo, quello libico da Gela, quello russo da Tarvisio, quello del Mare del Nord dal Passo Gres. Esiste un altro porto di ingresso per il gas liquefatto via la Spezia nel GNL di Panigalia.
L’anno scorso abbiamo avuto dalla Libia quasi 8 miliardi di metri cubi annuo, dall’Algeria quasi 25, dal nord Europa quasi 18, da Tarvisio circa 23, dal Gnl 3 miliardi e la produzione nazionale è stata di quasi 12 miliardi di metri cubi. In totale arrivano ogni anno 85 miliardi di metri cubi che saliranno a 95 entro il 2010, corrispondenti al fabbisogno nazionale. Ma la Snam Rete Gas potrà distribuire di più, perché sta ampliando la rete.In base alla normativa Europea una stessa azienda di gas nn può essere sia fornitore che distributore invece in Italia non è così ENI è infatti sia fornitore che distributore quindi siamo in una situazione di monopolio.
Vediamo ora i prezzi che paga il consumatore; sappiamo che il prezzo del gas in Italia, per l’utenza industriale e commerciale, è lievemente inferiore al prezzo della media europea, 7 euro contro i 7,12. Il problema è che l’utente domestico non potendo scaricare le tasse, lo paga, rispetto al resto dei cittadini europei, molto di più. Infatti sullo studio Eurostat, si legge che, la media europea paga 11.62 euro, in Germania 13.83, in Francia 10.96 e in Italia 16.02!
Ma all’origine c’è sempre la solita domanda, quanti dollari paga l’Eni a Gazprom per avere 1000 metri cubi di gas? Nei documenti pubblici ma non appare nulla. Perfino in una relazione fatta dal presidente dell’Autority questa cifra misteriosa è coperta da omissis… Infatti questo documento recita: “… il costo medio unitario di Eni alla frontiera è risultato inferiore in media del (… omissis) per cento a quello dei suoi principali concorrenti (Enel, Edison, Plurigas Energia, e Dalmine Energia).
Ma il mistero del gas non finisce qui. Il Kazakhstan è una delle più grandi riserve energetiche planetarie e presso Karachaganak abbiamo uno dei più grandi giacimenti al mondo di gas.Nel giacimento di Karachaganak l’Eni è presente in un consorzio internazionale chiamato Kpo insieme all’inglese British Gas, all’americana Chevron e alla russa Lukoil. L’Eni è arrivato quaggiù nel 1997 per estrarre petrolio ma prima di arrivare al petrolio però c’è il gas, inquinato di acido solfidrico che per essere purificato viene mandato ad un impianto che dista 120 chilometri, in territorio russo. Questo gas viene venduto dall’Eni ad una società khazaka che a sua volta che a sua volta lo vende a 140 dollari ogni 1000 metri cubi, alla Gazprom. Quello stesso gas la Gazprom lo venderà in Europa a 280 dollari. Ma perché l’Eni non lo porta direttamente in Italia!
Ma l’Eni non è presente solo in Europa ma anche in Africa per lo specifico in Egitto qui gestisce insieme ad altre società, il più grande impianto di liquefazione di gas al mondo. La liquefazione consente di concentrare i volumi in una massa liquida mantenuta a meno 161 gradi. Questo è l’unico sistema per poterlo trasportare con navi cisterna, rendendo così le società di distribuzione autonome dalla rete fissa dei gasdotti e quindi dal ricatto dei paesi che li controllano. Il 60 per cento di questo gas viene mandato in Spagna. Ma perché l’Eni, che è una società italiana, non lo manda in Italia? La risposta è che il rapporto degli impianti di rigassificazione tra Spagna e Italia è di 7 a 1.
In sintesi non è vero che rischiamo di rimanere senza gas infatti siamo tra i paesi messi meglio al mondo e oltretutto potremo anche averlo a prezzo minore visto che l’Eni potrebbe portarlo direttamente in Italia il dal Kazakistan senza passare dalla Russia e quindi dalla tagliola Gazprom ed inoltre si potrebbe portare in Italia il gas prodotto in Egitto ma siccome da lì può arrivare solo liquefatto ci vogliono i rigassificatori, che non abbiamo.
Dalla mia indagine su internet ho capito che il mondo del gas è un mondo pieno di misteri, di alleanze occulte, di giochi di potere dove chi ci rimette ovviamente è il consumatore finale.Ma questa è una storia vecchia, infatti già nel 1944, a Caviaga, un paesino presso Lodi, era stato scoperto un importante giacimento di gas metano. Il più grande d’Europa. Attraverso l’Agip, Mattei avviò una rete di distribuzione di 6.000 chilometri, che portò l’Italia degli anni ‘50 al terzo posto nel mondo, dopo Stati Uniti e Unione Sovietica nello sfruttamento del gas. Mattei fu il primo a scommettere sull’uso del gas naturale, anche come alternativa al petrolio, e si mise in concorrenza diretta con i giganti delle sette sorelle che allora controllavano il mercato mondiale. E’ opinione diffusa che Mattei abbia pagato questa scelta con la vita nello strano incidente aereo del 1962 alle porte di Milano.
Radio Rebelde.