Tratto dal romanzo Il fasciocomunista di Angelo Pennacchi, Mio fratello è figlio unico è la storia di due fratelli nel decennio Sessanta-Settanta così diversi fra loro che ciascuno, dell’altro, può dire che è figlio unico. Il minore Accio (Elio Germano) dopo una fugace esperienza di seminario, diventa un picchiatore fascista; Manrico (Riccardo Scamarcio), il maggiore, è invece l’emblema dell’operaio comunista.
I due non sono diversi solamente nella fede politica ma anche nel modo di essere e di rapportarsi con gli altri. Accio è la disperazione dei suoi genitori, scontroso e attaccabrighe, un istintivo col cuore in gola che vive ogni battaglia come una guerra ma allo stesso tempo introverso e impacciato con le donne. Manrico è bello, carismatico, seduttore, amato da tutti, capace di essere un vero leader. Tuttavia dietro questa diversità c’è un grande amore fraterno che si esprime con la violenza che rappresenta il punto di incontro fra i due.
Se dovessi definire questo film in un unico genere troverei molte difficoltà perché definirlo politico non è appropriato in quanto la politica è solo la cornice per rappresentare la storia di questi due fratelli ma allo stesso tempo racchiuderlo nel genere sentimentale sarebbe assai limitativo. Forse storico è il termine più appropriato. Molti di voi forse arricceranno il naso ma a mio avviso questo genere è quello che più si avvicina questo film. Noi infatti siamo abituati a considerare storico un film di guerra, un film con ambientazioni e costumi rigorosi ma come meglio descrivere le diversità e i conflitti degli anni 60-70 se non raccontando la storia di due fratelli?
Riguardo gli attori bisogna sottolineare uno straordinario Elio Germano che riesce a rappresentare benissimo l’inquietudine politica dell’italiano medio. Accio infatti sperimenterà nel corso del film un po’ tutte le diverse ideologie che caratterizzano il nostro paese partendo da quella cattolica, per poi passare a quella fascista , ideologia nella quale sembra credere fino a quando si rende conto che essa non può esistere senza violenza e dittatura, finendo poi nel comunismo senza però crederci poi tanto.
Radio Rebelde.