Tutto è iniziato quando ci si è accorti che 2 delle domande del Test d’ingresso per entrare a Medicina erano sbagliate. Soluzione adottata dal Ministero per risolvere il problema è stata quella di non considerare queste due domande partendo da 78 invece che da 80.
Subito dopo ci sì è accorti che anche 2 domande del test per entrare ad Odontoiatria erano sbagliate. Soluzione adottata la medesima scelta per il test di Medicina e nonostante le innumerevoli proteste (a mio avviso giustificate in quanto immagino che i canditati abbiano perso tempo a trovare la soluzione delle domande senza soluzione) degli studenti non passati che richiedevano la ripetizione del test lo Scandalo dei test sembrava chiudersi qui.
Invece alcuni giorni dopo è uscito allo scoperto che in alcune facoltà bastava pagare per essere sicuri di entrare alla facoltà desiderata. Le facoltà incriminate sono quelle di Bari, Ancona e Chieti ma mi permetto di aggiungere che queste sono solo quelle su cui si sono concentrate le indagini ma dubito fortemente che siano solo queste.
Infatti bastava pagare fino a 30 mila euro per superare la prova d’ingresso a Medicina e Odontoiatria. I candidati pagano per ascoltare negli auricolari le soluzioni dei quiz al momento della prova, fornite da un gruppo di ascolto esterno.
Gli studenti paganti si presentavano al test accompagnati da falsi candidati che dovevano aiutarli a rispondere alle domande, erano vestiti tutti allo stesso modo per riconoscersi tra loro ed erano forniti di un cellulare nascosto con auricolare per ricevere dall’esterno le soluzioni. Anche se poteva costare sino a 30.000 euro, il sistema illecito realizzato da una organizzazione per facilitare l’accesso alla facoltà di Medicina e Odontoiatria delle università di Bari, Ancona e Chieti garantiva a più livelli i candidati disposti a pagare.
Un altro filone dello scandalo ha sede a Catanzaro. Qui ci sarebbe stata una sottrazione di modelli dai plichi inviati all’Università Magna Grecia di Catanzaro per lo svolgimento dei test di ammissione ai corsi a numero chiuso gestiti dalla facoltà di Medicina. Sulla presunta sottrazione sta indagando il sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro, Salvatore Curcio, che sta esaminando gli atti per accertare dove ed a che scopo siano stati sottratti alcuni dei test che sono stati inviati all’ateneo del capoluogo calabrese.
L’ipotesi che viene fatta, che attende comunque riscontro dall’esito delle indagini, è che i documenti siano stati sottratti per fare conoscere a qualcuno in anticipo le domande contenute nei test di ammissione. Proprio nell’Università di Catanzaro, tra l’altro, secondo quanto è emerso dalle indagini, ci sarebbero stati quattro casi di massimo dei voti nell’effettuazione dei test di ammissione rispetto ai sette registrati in tutta Italia.
Una percentuale che si ritiene eccessiva e che proprio per questo fa ipotizzare presunte irregolarità. L’inchiesta della Procura di Catanzaro è stata avviata sulla base di un esposto presentato dal rettore dell’Universita, Francesco Saverio Costanzo, e dal preside della facoltà di Medicina, Giovanbattista De Sarro, secondo i quali sono stati trovati aperti i plichi contenenti i test di ammissione. Il ministro dell’Università Fabio Mussi ha così deciso di far annullare i test di Catanzaro e di escludere “ i copioni” di Bari dalla graduatoria.
Che è limitativo pensare che tutto ciò riguardi solo gli Atenei sopra riportati trova conferma in una classifica stilata recentemente da ‘Repubblica.it’ riguardo ai punteggi del test di Medicina nei vari Atenei d’Italia. In base alla lista compilata da ‘Repubblica’ sono al Sud (Messina, Bari e Palermo), gli studenti più bravi d’Italia. Almeno, stando ai punteggi riportati dai ragazzi messi in linea sul sito del Miur. Atenei prestigiosi come quelli della Capitale, di Milano (Bicocca) e Napoli si piazzano nelle retrovie.
Per comprendere la distribuzione dei ‘geni’ è bastato fare la media dei punteggi dei primi dieci classificati. A sorpresa Messina, con la stratosferica media di 71,18 è l’ateneo che ha battezzato i più bravi in assoluto. Occorre ricordare che, essendo state cancellate due domande delle 80 poste ai candidati, il punteggio massimo che i ragazzi potevano agguantare era 78.
Fra l’ateneo siciliano e prestigiose università italiane c’è un abisso. La Federico II di Napoli e l’università Bicocca di Milano sono distaccate, sempre in base alla media dei primi, di quasi 10 punti. Per non parlare di università un po’ più piccole dove il divario diventa imbarazzante. La media degli studenti di Sassari è quasi 20 punti inferiore a quella di Messina. Differenza che si accorcia ai 15 punti per l’università di Salerno e 14 per quella di Ferrara. Pur essendo analogo il questionario da risolvere in tutta Italia, in questi ultimi atenei, la vigilanza è stata forse più rigorosa che in altri contesti? O gli aspiranti camici bianchi hanno studiato meno?
Sta di fatto che l’università di Messina, una volta tanto, mette in fila atenei che nella pubblica opinione sono i migliori esistenti nel Paese. Basta fare qualche esempio. I primi 80 classificati nella città dello Stretto sono più bravi del primo classificato a Sassari. I primi della Bicocca di Milano e della Federico II di Napoli, a Messina, si sarebbero piazzati rispettivamente al 32° e al 17° posto.
Ma è il numero di coloro che sono riusciti a superare la barriera dei 70 punti l’indicatore che probabilmente dà l’idea migliore di quanto si siano scervellati in l’estate i candidati siciliani, per presentarsi superpreparati all’appuntamento con i test. Su oltre 42 mila candidati, non conteggiando quelli di Catanzaro, sono stati soltanto 18 i ragazzi che hanno riportato un punteggio superiore o uguale a 70 punti: quasi tutti tra Messina e Bari. L’ateneo siciliano può vantarne addirittura 9, mentre quello pugliese 4. Napoli (Federico II), Foggia, Reggio Emilia, Pavia e Udine soltanto uno. Nessuno in tutte le altre università sparse per lo Stivale.
Molti, sfruttando lo scandalo, hanno preso la palla al balzo interrogandosi sull’efficacia o meno del sistema dei test d’ingresso. Io mi ritengo assolutamente favorevole alla presenza di tali test in quanto per ora rappresentano il sistema più democratico per favorire i più meritevoli ed inoltre in alcune facoltà come quella di Medicina dove c’è una fortissima domanda pensare ad Università a libero accesso non farebbe altro che avere conseguenze sul livello di istruzione.
Detto questo vorrei concludere con un pizzico di ironia. Si dice spesso che l’Università è lontana dal mondo del lavoro. Beh visti gli scandali degli ultimi giorni possiamo dire che non è così. Infatti l’Università di oggi già ti fa capire qual è il motore del mondo lavorativo italiano…. LA CORRUZIONE!
Radio Rebelde.