C’era una volta… Inaspettato: sono venuto a conoscenza dell’esistenza di questo film solo un mese prima della sua uscita, una volta visto il trailer, ero sicuro di volerlo vedere: finalmente ieri sera ho colto l’occasione di gustarmelo per la modica cifra di cinque (dico 5) eurozzi tondi tondi, che a conti fatti, sono il giusto prezzo per questa favola senza pretese e qualche pregio.
Primus, Secondus, Tertius, Quartus, Quintus, Sestus, Septimus… e Una? Dov’è Una?
Strana storia quella raccontata in Stardust, diversa dal solito ma estremamente simile alle altre.
Per tutto il film ho avuto un’accogliente sensazione di deja vù: il modus operandi della regia, firmata Mattew Vaughn, ricorda tanto le storie/film di Tim Burton, fantastiche all’estremo ma con un occhio di riguardo verso la realtà.
Tramite un montaggio mai lento ma sempre ricco di particolari, viene raccontata la storia di Tristan Thorne, giovane rampollo di Wall, villaggetto del country-side inglese sorto a ridosso di un “invalicabile” muro che preclude l’accesso alla foresta che sorge lì accanto.
Ok, detta così non ispira molto come storia ed è questa l’impressione che il film mi stava dando nei primi minuti di proiezione.
Le cose cominciano a farsi interessanti quando la storia di Tristan si sovrappone ad altre, diventando un vero e proprio viaggio alla ricerca della via di casa e soprattutto del vero amore.
Dovete sapere che a Stormhold è tempo di grandi cambiamenti: il vecchio re morente non transige sulla sua discendenza, solo uno dei suoi figli potrà diventare il suo erede e dato che ne rimangono vivi ancora quattro (tra cui un Rupert Everett che resterà in carne ed ossa per poco) decide di “velocizzare” le cose tramite una magia dell’ultim’ora.
Il buon (?) re prende il ciondolo che porta al collo e lo lancia in cielo; fatto strano, il suddetto ciondolo, una volta raggiungo lo spazio cosmico, si attacca ad una stella (che scopriremo chiamarsi Ivayne) e se la riporta con sé sulla terra.
Come avrete capito è solo dopo un abbondante quarto d’ora di premessa e qualche cambio di scena che si entra veramente nel vivo della storia, quando il caro giovine, assieme alla sua amata Victoria (che non sembra interessata a corrispondere l’amore di Tristan) vede la stella cadere al di là del muro e promette a Victoria di portargliene un pezzo in pegno d’amore…
Bello? De pppiù!
Meglio che non racconti altro sulla trama per non rovinare la sorpresa a coloro che non hanno ancora visto il film; passiamo piuttosto al motivo che mi ha spinto a scrivere questa recensione.
Come ho detto all’inizio non mi aspettavo di vedere un film così bello (e questo, probabilmente, ha influito non poco sul mio giudizio), le interpretazioni di due mostri sacri del cinema come Michelle Pfeiffer e Robert de Niro nei panni della cattivissima strega Lamia e dello “scorbutico” Capitan Shakespeare danno prova della bravura di questi attori, oltre ad arricchire di carisma e colore l’intera pellicola.
Il film inoltre, al contrario di altri film fantasy usciti recentemente, che si prendono fin troppo sul serio (primo tra tutti Eragon), è auto-ironico all’inverosimile, tanto che mi chiedo se non sia stato pensato principalmente come film per bambini.
Tutta la pellicola è pervasa da ammiccamenti e gag, dalla pecora Bill (un irriconoscibile papà di Ron nella saga di Harry Potter), all’ignaro bifolco Bernard, passando per gli ectoplasmi dei figli del re, Primus e Septimus (Mark Strong, che impersona Septimus, brilla sia come personaggio ironico che “cattivo”) e ancora il guardiano del muro; gli stessi Capitan Shakespeare (e la sua ciurma) e Lamia sono interpreti di spezzoni esilaranti.
Insomma gli unici personaggi “seriosi” sono i due giovani di turno: Tristan e Ivayne, interpretati rispettivamente da Chalie Cox e Claire Danes, che riportano più di una volta la storia sui binari della narrazione amorosa, dall’inevitabile happy ending conclusivo.
Un ottimo film per passare due ore in leggerezza e divertimento, finalmente una storia fantasy che non presuppone il continuo per una trilogia! Da vedere.