Trama. L’agente McClane deve scortare un giovane hacker a Washington. Tuttavia qualcuno lo vuole morto. Il detective dovrà salvargli la vita e insieme scoprire chi c’è dietro al terribile attacco informatico che ha messo in ginocchio l’America.
Yippie Kay-yay, McClane. Recensione. Lo abbiamo già visto nel grattacielo Nakatomi, in un aeroporto di Washington e per ultimo nelle strade di New York a litigare con Samuel L.Jackson. Dopo Trappola di cristallo (1988), 58 minuti per morire - Die Harder (1990) e Die Hard - Duri a morire (1995) torna sul grande schermo, a distanza di quasi 20 anni dal primo film, il poliziotto (ora detective) John McClane con il quarto episodio della saga dal titolo Die Hard - vivere o morire. Il suo nuovo nemico, dopo furfanti di vario genere, è un abilissimo hacker di nome Thomas Gabriel, che desidera vendicarsi del governo che ha deriso il suo allarmismo sulla vulnerabilità del sistema informatico americano e perchè no fare un pò di soldi. Nel suo piano è prevista l’eliminazione di tutti gli altri hacker che potrebbero ostacolarlo e tra questi Matthew Farrell, sul quale però si concentra anche l’attenzione della polizia. Per puro caso l’agente McClane deve scortarlo nella capitale americana e questo lo catapulta all’interno della vicenda. Questo porterà solo guai al cattivone di turno.
McClane ormai lo conosciamo, è un simpatico poliziotto scorbutico, che sfortunatamente si trova sempre coinvolto a sventare i piani di abili e crudeli criminali. E’ un duro, un eroe (anche se non vorrebbe esserlo) che riesce sempre a cavarsela nonostante tutto. Il suo nome si traduce in terrore per il terrorista che deve riuscire ad ucciderlo prima di essere ucciso, perchè McClane, si sa, è molto vendicativo e non conta cosa gli mandi contro per fermarlo. Il film è tutto qui perchè al di fuori di grandi scene d’azione e della lotta tra il buono e il cattivo non c’è nulla tranne forse l’accattivante idea di un attacco terroristico informatico contro gli Stati Uniti, nel film superpotenza con i piedi d’argilla. L’idea è buona, non comune e l’atmosfera post 11 settembre non contagia troppo la pellicola. Nel film inoltre sono presenti numerosi richiami ai capitoli precedenti (dal famigliare di John coinvolto alle allusioni dello stesso McClane) e uno buona dose di ironia, dovuta al nostro eroe. Infine grande intensità narrativa, grazie a scene spettacolari e intense, dove sparatorie si alternano a esplosioni e inseguimenti. E così il continuo succedersi dei fatti è in grado di far perdere di vista le pecche del genere cinematografico a cui appartiene la pellicola. Per ultimo si fa notare (in positivo) il ricorso a stuntmen professionisti e a scene reali, a discapito della computer grafica, scelta che determina più spettacolarità nella pellicola.
Parliamo ora di Bruce Willis che interpreta per la 4° volta il suo personaggio più riuscito e famoso, che rende la pellicola meritevole di essere vista, distinguendola da un qualsiasi altro film d’azione. L’attore prima di recitare questo ruolo per la prima volta nel 1988 era uno sconosciuto ma ora molta strada è stata percorsa. B.Willis è invecchiato ma nello stesso tempo è diventato una star di fama intenzionale. Questo però non altera il suo personaggio, che nonostante l’età e le botte prese, mantiene tutto il suo carisma e la sua simpatia. Probabilmente quest’attore è particolarmente dotato per questi ruoli ed un ulteriore esempio può essere l’eccellente pellicola Solo 2 ore, dove Willis interpreta un poliziotto corrotto. Per il resto gli altri personaggi sono dominati da questa figura imponente, ma cmq possiamo ricordare il giovane hacker compagno d’avventura di McClane interpretato da Justin Long, giovane attore già presente in numerose pellicole, che certamente non sfigura.
2 curiosità : la prima, la presenza di Edoardo Costa, in ruolo del tutto secondario (rimango perplesso sulla sua recitazione) e la seconda, la regia affidata a Len Wiseman, lo stesso di Underworld per intenderci (dove l’azione è presente in quantità).
Insomma solo per McClane il film vale la pena di essere visto e certamente non delude gli amanti del genere e della saga, rimanendo un piacevole passatempo per tutti gli altri. A questo punto potremmo dire :
Quando un criminale incontra John McClane, il criminale è un uomo morto.
Il Gorgonauta.