I fatti oramai sono vecchi di qualche giorno, tuttavia solo ora le conseguenze cominciano a farsi sentire. Domenica 11 novembre una tempesta, con venti a 100 km l’ora e onde alte 6 metri, ha colpito il mar Nero e più precisamente lo stretto di Kerch dove nel porto di Kavkaz era riparate una sessantina di navi. Alcune di esse hanno preso il largo ma sono andate incontro ad un tragico destino : almeno 5 sono affondate a causa delle avverse condizioni meteorologiche ma molte altre si segnalano in difficoltà o alla deriva. Mercantili carichi di zolfo e ferro ma sopratutto una petroliera che, spaccatasi in due, ha riversato in mare almeno 1300 tonnellate di greggio. Un’altra, in difficoltà, è stata, per fortuna, soccorsa evitando il peggio. Purtroppo si registrano almeno 5 vittime a ancora si lamentano una ventina di dispersi.
L’incidente che ha coinvolto la petrolieraè avvenuto all’alba. La Volganeft-139, così si chiamava, trasportante 4800 tonnellate di petrolio, a 5 km dalla costa è stava investita da un onda che l’ha spaccata in 2 tronconi, provocando la fuoriuscita di parte del greggio e il disastro. I membri dell’equipaggio sono stati salvati ma desta preoccupazione il liquido restante situato nei serbatoi dell’imbarcazione. La nave, costruita nel 1978, era un battello adibito alla navigazione fluviale non provvisto di doppio scafo (costruito a partire dai primi anni 90 e richiesto a partire dal 2010 e dal 2015, rispettivamente da UE e Stati Uniti, per la navigazione delle petroliere nelle acque sotto la loro giurisdizione). Occorre chiedersi a questo punto come mai l’imbarcazione si sia trovata in mare, dove non era attrezzata per resistere a simili condizioni, e perchè tutte le navi affondate abbiamo preso il largo nonostante il maltempo in arrivo. Questioni, da risolvere in fretta, per determinare eventuali responsabilità.
I danni ambientali sono ingenti, se non catastrofici. Moria di pesci e uccelli, lunghi tratti di costa invasa dalla marea nera. In più le coste, basse e sabbiose, favoriscono la penetrazione del greggio negli strati sottostanti il suolo e il maltempo impedisce da una parte il recupero del petrolio, favorendo la sua propagazione e il suo deposito in fondo al mare, dall’altra le operazioni di salvataggio. Aggiungiamo che i paesi che si affacciano sullo stretto, principalmente Russia e Ucraina, sono impreparati di fronte a sciagure del genere e che la tempesta non sembra intenzionata a cessare. Per fortuna lo zolfo non desta particolari paure, dato che si trova all’interno di container in grado, si pensa, di offrire un buona protezione.Tuttavia per gli ecologisti ci vorrà molto tempo prima che la situazione torni normale.
Altro disastro sui mari che ha per protagonista una petroliera. I precedenti sono tanti :
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1967. La petroliera Torrey Canon riversa in mare 119 tonnellate di petrolio.
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1979. L’Atlantic Express in seguito alla collisione con un’altra imbarcazione perde 287.000 tonnellate di “oro nero”.
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1989 La petroliera statunitense Exxon Valdez si incaglia presso lo stretto di Prince Williams in Alaska disperdendo in mare 38 milioni di litri di greggio.
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1991. La petroliera Haven esplode a largo di Genova dando vita ad un incendio che prosegue per 3 giorni.
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2002. La Prestige affonda al largo della Galizia riversando in mare 77.000 tonnellate di petrolio.
Potrei continuare ma preferisco fermarmi qui. Insomma nonostante tutto da 40 anni nei mari si continua a inquinare. Non conta che qualcuno rispetti le regole, tanto in qualche parte del mondo ci sarà sempre qualche carretta dei mari, qualche bomba ad orologeria pronta provocare il disastro. Che si ripercuote su aree molte vaste, dato che le correnti marine portano il greggio a spasso. Quello che è avvenuto in questi giorni nel mar Nero, ad esempio, si teme possa avere effetti anche sul mar Mediterraneo. Purtroppo tutti i mari del pianeta si stanno trasformando in discariche, in pattumiere. Ora è il petrolio, ora la pesca, ora il turismo : ogni volta la fauna ittica, l’intero ecosistema marino subisce l’ennesima carneficina.
Mi sembra tuttavia che l’uomo non abbia ancora imparato la lezione (d’altronde il problema rimane sempre lo stesso). Di questa tragedia infatti non si sa già più nulla dopo appena 3/4 giorni dall’accaduto. Quanto successo sembra la cosa più normale del mondo quando in realtà di consueto non c’è nulla. Certo il problema ambientale è nato da poco, è un esigenza raramente sentita dagli Stati quando in gioco ci sono interessi economici, ma anche in questa materia dovrebbe prevalere il buon senso : quello che si danneggia è di tutti, è dell’umanità nel suo complesso.
Godiamoci intanto le solite immagini di desolazione….ma tanto a chi interessano?
Il Gorgonauta. (x altre immagini ecco il sito da cui la stessa foto è tratta).