Trama. Walter Sparrow è un tranquillo accalappiacani sposato e con un figlio. Un giorno mentre sta finendo il turno di lavoro viene chiamato per un cane randagio. Walter si reca sul posto ma non riesce a catturare il cane che anzi lo morde e scappa. Ogni tentativo di seguirlo si rivela inutile. Il guaio è quest’evento lo porta ad arrivare in ritardo all’appuntamento con Agatha, sua moglie. Nel frattempo la donna si era recata in una libreria e qui un misterioso libro, dal titolo The Number 23, aveva attirato la sua attenzione. Quando il marito sopraggiunge, Agatha decide di regalarglielo come regalo x il suo compleanno. Walter, in un primo momento, lo ritiene nient’altro che un’assurdità ma ben presto l’ossessione per il numero 23, propria dell’autore del libro, lo contagia e Walter comincia sempre più a riscontrare somiglianze tra quanto viene narrato nel romanzo e la sua vita. Da quel momento comincerà l’inferno.
Recensione. Il film è uscito quasi 7 mesi fa (guarda caso il 23 aprile) tuttavia solo ora sono riuscito a vederlo (perdonatemi il ritardo). Nonostante sia passato molto tempo (e nella speranza che non l’abbiate già visto tutti) provo a dare un personale giudizio alla pellicola. Essa, innanzitutto, è molto affascinante e coinvolgente, cosa che un insolito Jim Carrey rende ancora più evidente. Un numero, in questo caso il 23, stravolge la vita del nostro protagonista e lo rinchiude in una ossessione/paranoia molto pericolosa. La sua vita, prima normale, diventa un incubo in cui il 23 appare in ogni dove : nella sua data di nascita, nel suo nome e nella realtà quotidiana. Questo è il primo elemento del film : l’ossessione, o se vogliono, la pazzia. Il numero è solo lo strumento attraverso cui la pellicola prende vita e si evolve, attraverso cui Walter manifesta la propria identità. Nessuna simbologia insomma, è stato scelto il 23 e ad esso sono stati collegati fatti ed eventi, giochetto che può essere ricreato con qualsiasi altro numero.
La pellicola lentamente racconta la sua storia (di cui non posso dire molto dato che svelerei troppo) e per questo è in grado di tenere lo spettatore attento, vigile e partecipe delle stesse ansie, paure e curiosità di Walter. Il mistero, se esiste, non viene subito svelato ma invece continua ad infittirsi sempre di più fino al terrificante colpo di scena finale e si basa sulle fantasie e sulle supposizioni che si scatenano nella mente dello spettatore, affascinato, come sempre accade, da quello che non conosce ma che magari può essere svelato grazie a simboli e immagini. Aggiungiamo alla pellicola colori scuri e opprimenti, un’atmosfera cupa, da romanzo nero (tutte cose che mi ricordano tanto Sin city) e una narrazione spezzettata tra il Detective Finderling (il protagonista del romanzo ) e Walter Sparrow, in un continuo alternarsi tra passato e presente, tra realtà e finzione, in una spirale che avvolge entrambi.
Jim Carrey, inoltre, merita particolare attenzione. L’attore, oramai ha abbandonato quella veste comica che lo imprigionava grazie al personaggio di Ace Ventura e ha interpretato svariate pellicole, dimostrando tutte le sue abilità e e il suo innato camaleontismo. Qui interpreta un personaggio visionario e allucinato (tanto da ricordare Jack Torrance, il pazzoide interpretato da Jack Nicholson in Shining) che dà alla pellicola particolare spessore e fascino, rendendola meritevole o speciale solo per questo. Al suo fianco Virginia Madsen, alias Agatha, che però viene oscurata dal suo più famoso maritino.
Concludendo vi lascio con una frase : Be sure your sin will find you out.
A voi ogni scoperta.
Il Gorgonauta.