Domenica 2 dicembre, in Russia, si sono svolte le elezioni per eleggere i rappresentanti della Duma, la camera bassa del Parlamento. Ci si aspettava la schioccante vittoria del partito Russia unita, il cui presidente è Vladimir Putin (a lato), e le previsioni della vigilia sono state rispettate. Riconfermato indirettamente Putin, il cui mandato presidenziale scadrà nel 2008, è stato la volta di scegliere il successore o il candidato alle elezioni presidenziali del prossimo anno. Russia Unita ha proposto il suo nome ossia il vicepremier Dmitrij Medvedev, uno degli uomini di fiducia di Putin e presidente di Gazprom.
Insomma il potere rimane nelle solite mani e per di più si sospettano elezioni falsate da brogli. Nessun osservatore internazionale dell’Ocse a causa del ritardo da parte del governo russo nella consegna dei visti necessari, nessun dibattito o confronto elettorale e informazione schierata a favore e al servizio di Russia Unita. Se l’affetto del popolo russo verso Putin è comunque sincero è evidente che l’opposizione, come accade quotidianamente (vedi l’omicidio della giornalista Anna Politkovskaja), non ha avuto la possibilità di esprimersi e di farsi notare dagli elettori.
Russia Unita a questo punto possiede la maggioranza per approvare modifiche costituzionali unilaterali, senza quindi il bisogno di appoggi esterni. Questo si ricollega alla scadenza del mandato di Putin in quanto la costituzione russa prevede un massimo di 2 mandati consecutivi per presidente. Ma Putin non ha la minima intenzione di farsi da parte dopo 8 anni di dominio assoluto e il suo partito potrebbe regalargli la chiave per mantenere il potere. Potrebbe ad es cancellare il limite costituzionale sopra indicato oppure, e questa è la l’ipotesi più probabile, creare una nuova figura costituzionale, super partes, in grado di controllare e dirigere la vita politica del paese. Ancora il nuovo presidente eletto nel 2008 potrebbe, dopo pochi mesi, indire nuove elezioni e in questo caso Putin potrebbe di nuovo candidarsi e ricoprire 2 mandati presidenziali. Al di là di queste ipotesi è facile supporre che l’attuale capo della nazione russa difficilmente si allontanerà della vita politica ma preferirà conservare, nel peggiore dei casi, un incarico costituzionale in grado di influenzare il suo, eventuale, successore.
Dal 2000 Putin governa la Russia con il pugno di ferro. Rigore e durezza in politica interna (lotta a qualsiasi forma di opposizione interna), arroganza sul piano internazionale accompagnata, al di là delle dichiarazioni di facciata, da una strisciante contrapposizione con gli Stati Uniti, resa evidente anche dall’alleanza con la Cina, quasi a dare vita ad una nuova guerra fredda. Basta ricordare a proposito le dispute sullo scudo spaziale, la recente dichiarazione con cui la Russia sospende a partire dal 12 dicembre il trattato sulla Limitazione delle forze convenzionali in Europa e il niet russo a un Kosovo indipendente, con aperte minacce di gravi conseguenze in caso contrario (forse la Russia vuole invadere l’Europa?). In Russia il potere e li benessere sono in mano a pochi, ai signori del gas e del petrolio, che allungano le mani sulla vita politica del paese. E così mentre pochi si gustano caviale e champagne la maggioranza della popolazione vive in case risalenti al periodo dell’Unione Sovietica o peggio in panchine all’aria aperta.
Il Gorgonauta.