L’Unione europea ha dato via libera al dispiegamento in Kosovo della missione civile Eulex.
Domani dovrebbe esserci l’annuncio della dichiarazione di indipendenza del paese balcanico dalla Serbia.
Il via libera alla missione è stato possibile perché entro il termine stabilito della mezzanotte di ieri nessuno dei 27 stati membri della Ue ha sollevato obiezioni: è scattata così la procedura del silenzio-assenso; anche se tra i vari Paesi dell’Unione non vi è ancora una linea comune sulla questione dell’indipendenza kosovara.
Mentre i quattro Paesi che hanno fatto parte del gruppo di contatto (Germania, Gran Bretagna, Francia e Italia) riconosceranno al più presto e tutti insieme la sovranità di Pristina, altri mantengono forti riserve o sono apertamente contrari sia perché non vogliono fare torto a Belgrado, sia perché temono analoghe reazioni secessioniste in casa loro.
Si sa già che il governo cipriota non riconoscerà l’indipendenza della nuova repubblica per evitare di legittimare così indirettamente la sovranità di Cipro Nord, occupata dai turchi. Ma anche Grecia, Spagna, Romania, Bulgaria e Slovacchia hanno espresso forti perplessità sulla legittimità di un riconoscimento, e si sa che per ora eviteranno di stabilire relazioni diplomatiche con il Kosovo.
Chi si è opposto dall’inizio all’indipendenza del Kosovo è la Russia tanto che Putin l’ha definitiva «immorale e illegale» e chi la riconoscerà dovrebbe vergognarsi, ha detto il presidente russo, ribadendo l’assoluto “niet” al distacco definitivo di Pristina da Belgrado, non concordato con la Serbia.. Putin ha poi dichiarato che «senza dubbio» la Russia ricorrerà al Consiglio di sicurezza Onu contro la dichiarazione di indipendenza.
Del contingente della missione civile fanno parte anche 250 tra giudici e magistrati che saranno guidati dall’italiano Alberto Perduca. Saranno inviati in Kosovo nel corso dei prossimi 120 giorni anche 1500 poliziotti e 250 tra doganieri e altro personale amministrativo.
Il compito della missione, che avrà quattro mesi di tempo per diventare pienamente operativa rilevando le funzioni finora svolte dalle Nazioni Unite, sarà di aiutare le autorità kosovare a stabilire un efficace sistema legale in grado di combattere la criminalità.
Ma i funzionari europei avranno anche poteri coercitivi, qualora la situazione sul terreno richiedesse il loro intervento diretto. In questo compito, potranno appoggiarsi alle truppe Nato inquadrate nel corpo di spedizione Kfor, forte di circa quindicimila uomini tra cui oltre 2.500 italiani.
Di fatto, fanno osservare a Bruxelles, il Kosovo continuerà ad essere una specie di “protettorato” dell’Unione europea, né più né meno di come è stato negli ultimi nove anni quando restava nominalmente sotto l’autorità di Belgrado.
Radio Rebelde.