Bossi e l'inno di Mameli.
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Bossi e l'inno di Mameli.

Alcuni giorni fa, all’Hotel Sheraton dove si teneva il congresso della Liga Veneta, il ministro per le Riforme Umberto Bossi rivolgeva il dito medio all’inno di Mameli (e accusava gli insegnanti meridionali di occupare e invadere le aule delle scuole del nord) prendendosela con un pezzo del testo (che afferma di per sè Dov’è la Vittoria? Le porga la chioma Ché schiava di Roma Iddio la creò) _e _tuonando così contro la sudditanza dell’Italia (e in particolare del nord) alla capitale.

Dal mondo politico (e non solo) si sono levate nelle ore successive molte proteste, sia dalla maggioranza che dall’opposizione. Dal presidente della Camera G.Fini a Walter Veltroni e all’IdV che hanno ventilato l’idea di presentare una mozione di sfiducia individuale.

Una spacconata dettate dalle circostanza o una vera e propria offesa al sentimento nazionale, alla Repubblica e ai suoi simboli (e perciò perseguibile penalmente, art 292 cod.pen. vilipendio alla bandiera o ad altro emblema dello Stato)? E’ da precisare comunque che l’inno di Mameli in quel punto non indica l’Italia come schiava di Roma bensì la vittoria. Come dicono alcuni forse la cultura non è merce d’esportazione. Ma aggiungiamo che Bossi non è nuovo a frasi del genere, si può spaziare infatti dai fucili lombardi pronti ad essere imbracciati alle offese al tricolore utilizzabile niente meno che come carta igienica (affermazioni che hanno dato vita a veri propri procedimenti giudiziari).

Comunque sia, anche se quel dito dava solo l’idea dell’ostilità del Senatur allo Stato unitario, burocratico e rapinatore (ostacolo per una Padania libera ed indipendente) e non aveva l’intenzione di offendere l’inno, cosa dire di un ministro della Repubblica che si diletta a insultare quello stesso Stato di cui dovrebbe essere un fedele servitore (e che comunque può esprimersi come gli pare e piace senza responsabilità quando se lo facesse qualsiasi altra persona verrebbe immediatamente punita)? Quale figura può fare il nostro paese quando neanche chi lo governa lo rispetta? (ora si può capire perché a livello internazionale si fanno grasse risate). Ci meritiamo tutto questo?

Bossi fa il dito medio all’inno italiano ma allora perché noi non lo facciamo a lui?

In Italia è da tempo comunque che fiorisce il dibattito sull’Inno nazionale (come in altri Paesi) e non si contano le proposte e le idee alternative, dal Va pensiero di Verdi alla Canzone del Piave di Ermete Giovanni Gaeta (gradito molto dalla Lega ad esempio). L’inno venne adottato in via provvisoria nel 1946 e in via definitiva solo 3 anni fa, nel 2005, anche a causa del silenzio della costituzione che annuncia solo qual’è la bandiera nazionale. Nonostante tutto alla fine il testo è entrato ormai nella tradizione e nella cultura italiana, simbolo del Risorgimento e dell’unità nazionale.