E’ scattata ieri mattina l’operazione sicurezza che prevede l’utilizzo di 3.000 soldati nelle città.
Dei tremila soldati previsti mille saranno destinati a compiti di pattugliamento, mille alla vigilanza degli obiettivi sensibili e mille a guardia dei Centri di identificazione ed espulsione.
I militari impegnati nei servizi di pattuglia vestiranno la divisa «ordinaria», cioè pantaloni, camicia, basco e anfibi, non avranno il fucile ma saranno armati di pistola. Il personale di vigilanza invece indosserà la «mimetica» e sarà equipaggiato con il mitra.
Tutti i soldati avranno lo status di «agente di pubblica sicurezza» ma non di «agente di polizia giudiziaria» potendo in questo modo identificare e perquisire persone e mezzi di trasporto. Non gli sarà invece consentito procedere all’arresto, cosa per cui dovranno chiedere l’ausilio di un appartenente alle forze dell’ordine, presente comunque nelle pattuglie miste.
Saranno i prefetti a decidere come e dove usare i militari, che agiranno sia di giorno che di notte.
Nel piano di ripartizione, mille soldati andranno presso i Centri di identificazione per gli immigrati di Agrigento (70), Bari (115), Bologna (60), Brindisi (25), Cagliari (40), Caltanissetta (70), Catanzaro (30), Crotone (100), Foggia (80), Gorizia (90), Milano (80), Modena (40), Roma (60), Siracusa (50), Torino (70) e Trapani (20).
Per la vigilanza dei 51 obiettivi sensibili di Roma sono stati assegnati 797 appartenenti alle Forze armate, 174 per i 20 di Milano e 29 soldati per l’unico sito di Napoli.
Saranno invece 9 le città che vedranno i militari impegnati in pattuglie miste con Carabinieri e Polizia. Nella capitale ce ne saranno 195, 170 a Milano, 150 a Napoli, 90 a Bari e Catania. Torino avrà a disposizione 80 unità, Verona 75, Palermo 50 e Padova 45. In totale Roma avrà il maggior numero di soldati (1052), seguita da Milano (424) e Napoli (179).
Secondo Maroni si tratta di “un provvedimento utile per aumentare la sicurezza nelle città”. Ma l’opposizione, che proprio nel piano di impiego dei militari nelle città ha individuato uno dei motivi di dissenso alla conversione in legge del decreto sicurezza, è perplessa.
Secondo il leader dell’Italia dei valori, Antonio Di Pietro, si tratta di “una lavata di faccia con l’acqua sporca”. L’ex pm di Mani pulite ha infatti affermato: “Dislocare tremila militari significa metterne circa 120 per ogni regione, dieci - quindici in ogni provincia. Siccome ogni provincia ha in media un centinaio di comuni, alla fine ci sarà un militare messo qua e là ogni venti chilometri quadrati. Un militare - ha concluso Di Pietro - non potrà agire da solo e dovrà essere affiancato da un carabiniere o da un agente di polizia che verranno distolti da altri lavori per fare un po’ di rappresentanza e di scena che, di fatto, non produce alcun beneficio”. Dello stesso conio le critiche con il Partito democratico, che con il ministro ombra dell’Interno Marco Minniti parla di “un’operazione che in sostanza tenta di nascondere la dura realtà dei tagli fatti al sistema sicurezza. Più di tre miliardi sottratti che comporteranno migliaia di poliziotti in meno per strada, meno macchine, meno straordinari”.
Proprio per protestare contro i tagli finanziari operati dal governo nel settore della sicurezza, i sindacati delle forze di polizia e della Cocer hanno manifestato nei giorni scorsi davanti al Senato, protestando contro un taglio di 3,5 miliardi di euro sulla sicurezza previsto dal governo nei prossimi tre anni, con la conseguente riduzione del personale di polizia di circa quarantamila unità. ” Non era necessario, poi, _- secondo quanto afferma il segretario dell’Associazione nazionale funzionari di polizia Enzo Marco Letizia - _utilizzare i soldati per compiti pubblico perché se davvero si volessero recuperare uomini delle forze dell’ordine per restituirli definitivamente al controllo del territorio si dovrebbero avvicendare gli autisti impropriamente destinati ai prefetti e alle altre cariche istituzionali del Ministero dell’Interno e di altri dicasteri con personale civile. Si potrebbero, poi, ulteriormente ridurre scorte, tutele e posti fissi largamente concessi alla casta di personaggi improbabili ed a politici che rischiano al massimo il dileggio da parte di cittadini scontenti.”
Per vedere se questo provvedimento sarà efficace oppure no non ci resta che aspettare. Personalmente concordo con Di Pietro e dubito che qualche soldato qua e là risolverà il problema. Perché invece non dare più potere ai sindaci in termini di sicurezza come richiesto tra l’altro dallo stesso Maroni e vietare che si formino “ghetti” di extracomunitari (fermo restando che il problema sicurezza non è dovuto solo a loro)?
I problemi bisogna affrontarli alla radice e non soltanto attraverso palliativi buoni solo a far buon viso a cattivo gioco.
Radio Rebelde.