BigG, la Rete e il Cromo
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BigG, la Rete e il Cromo

Da Davide a Golia

Non si può certo dire che Google non ne abbia fatta di strada: nel 1998 due studentelli della Stanford University, Larry Page e Sergey Brin, hanno una grande idea, creare un algoritmo di ricerca (il PageRank) che tenga conto del rank (cioè del “punteggio”) delle pagine indicizzate, in modo da ordinarle per importanza e di utilizzare questo ordinamento per fornire le pagine più “utili” agli utenti del proprio motore di ricerca.

Ok, detto così non sembra un granchè, ma vi assicuro che la maggior parte delle volte fare delle ricerche su Internet prima dell’avvento di Google era una pratica estremamente frus trante, dato che tutto dipendeva da come si incasellava la sequenza di parole fornita al motore di ricerca per individuare le pagine.

Quante volte vi è capitato di dire “apri Internet” per dire “cerca su Google”, oppure “ho trovato su Internet” che invece corrisponde a “ho trovato con Google”?! Insomma, da piccolo sito di ricerca online, Google ha trasformato i propri inventori in miliardari e ha gettato le basi per la nascita dell’Internet 2.0 come la conosciamo oggi.

Non chiamatelo “Motore di Ricerca”

Ovviamente il successo di Google Inc. non consiste solamente nel fatto di aver creato un potentissimo motore di ricerca, ma di aver aggiunti valore al proprio marchio tramite prodotti web-based (cioè basati su applicazioni web) sempre nuovi.

A Google (motore di ricerca) sono stati affiancati prodotti (rigorosamente gratuiti) come Google Earth, GMail, Google Maps, Picasa, Google Video, Google Talk, Google Docs, etc…

Insomma alla società con sede a Mountain View (California) sanno come mantenere (se non accrescere) il proprio bacino di utenti, cavalcando l’onda delle esigenze del web (vedi l’acquisizione di YouTube) ed alcune volte proponendone perfino di nuove.

Con un poco di Cromo la pillola va giù

Ma veniamo a ciò che mi ha spinto a scrivere quest’articolo: Google Chrome, l’ultimo nato in famiglia BigG, rilasciato ieri in versione Beta** (cioè non definitiva, un’abitudine in casa Google).

A quanto pare Google non vedeva l’ora di far sentire la propria presenza anche nel sempre più folto mercato dei Web Browser - per chi non lo sapesse un Web Browser è un applicazione che (dice mamma Wikipedia) “permette agli utenti di visualizzare e interagire con testi, immagini e altre informazioni, tipicamente contenute in una pagina web di un sito.”

Insomma Google entra in gioco con un browser in concorrenza con i famosi Internet Explorer di Microsoft, Firefox di Mozilla e Safari di Apple; ma cosa potrebbe convincere l’utente medio a scegliere Google Chrome invece che continuare ad usare i succitati browser?!

Per chiarire dubbi, perplessità e soprattutto per farsi un po’ di pubblicità Google ha reso disponibile - in formato cartaceo per pochi eletti ed elettronico per i restanti mortali - un chiaro e simpatico fumetto (in inglese), in cui le controparti a due dimensioni del team di sviluppo spiegano in 33 pagine come è strutturato Chrome, come lavora e come innoverà il mondo del Web.

Il motore sotto il cofano

Ok, questa è la parte che piace a me, quella più tecnica e smanettona.

Se non v’interessa potente saltare direttamente alla conclusione, comunque non temete, ho cercato di spiegare nel modo più semplice possibile le peculiarità tecniche di Chrome:

  • Sicurezza:

    • Blacklist: una “lista neradi siti potenzialmente pericolosi sempre aggiornata che permette a Chrome di avvertire l’utente sulla pericolosità del sito durante la navigazione.

    • Sandboxing: ogni “tab”, cioè ogni pagina aperta su Chrome ha un livello di privilegi sulle risorse del computer che lo ospita molto limitate (uno script “maligno” che tenta di cancellare o leggere i contenuti di una cartell viene bloccato).

    • Plugin: analogamente al Sandboxing anche i plugin(come Flash di Adobe ad esempio) godono di un livello di privilegi molto basso.

  • Velocità:

    • JavaScript: essendo ben conscia del fatto che molte applicazioni web (incluse le proprie) si basano su JavaScript, il team di sviluppo di Chrome ha ben pensato di scrivere ex-novo una JavaScript Virtual Machine - l’applicazione che “fa girare” il codice JavaScript nelle pagine web - chiamata V8, che promette (ed i test lo confermano) una veloce esecuzione del codice e quindi applicazioni web-based sensibilmente più veloci.
  • Stabilità:

    • Multiprocessing: al contrario di molti browser come Firefox o Internet Explorer, Chrome considera ogni pagina aperta (e quindi ogni tab) come un processo a sè stante, per questo motivo ogni pagina non può interferire con le altre perchè ognuna ha i propri spazi di memoria ben definiti. Oltre che a sprecare meno memoria, questo aumenta la sicurezza e la stabilità del sistema dato che se una pagina ha dei problemi, le altre possono continuare a caricare o a mostrare il proprio contenuto indipendentemente.
  • Interfaccia Utente:

    • Tab Page: Al contrario degli altri browser Chrome presenta di default (come impostazione predefinita) una home page dove sono presenti le 9 principali pagine aperte durante le navigazioni precedenti oltre ai preferiti e i tab più recenti a fianco di esse.

    • Popup: come in altri browser, anche Chrome permette di bloccare i popup indesiderati - pagine che si aprono autonomamente - finchè non è l’utente a richiederne esplicitamente l’apertura.

    • Tabs: ogni pagina di Chrome è una tab e ognuna di esse è rappresentata da una “etichetta” sopra la barra dell’indirizzo. Ogni tab è separabile e una volta separata diventa una pagina a sè stante, allo stesso modo una pagina può essere integrata all’interno di un insieme di tab semplicemente trascinandola su di esse.

Come la penso e bon

Ok, vedo che ho già superato ampiamente la soglia dei 1000 caratteri, meglio che scriva il mio commento e che poi vi saluti: senz’ombra di dubbi un nuovo browser non fa male al mercato, anzi, crea un altro po’ di competizione tra i concorrenti.

A mio avviso Google ha fatto un’ottima mossa a introdurre un browser assemblato per soddisfare le esigenze proprie e - si spera - anche quelle dei propri utenti. Per esperienza personale posso dire che i prodotti col marchio Google sono sempre stati affidabili, in particolar modo se si pensa che sono gratuiti.

Chrome si sta comportando bene, l’ho usato tutta la mattina per navigare e lo sto usando ora per scrivere quest’articolo. Effettivamente la visualizzazione delle pagine web sembra essere alleggerita rispetto a Firefox o Internet Explorer, ma ovviamente è ancora molto presto per tirare le somme, inoltre, come sempre, Google va con i piedi di piombo e prima di rilasciare la versione definitiva di Chrome ci farà aspettare un po’ (pensate che GMail è in versione beta dal 2004…).

Nota dolente, probabilmente dovuta alla tenera età di Chrome, è la mancanza di plug-in quali dizionari e simili creati dagli utenti: trovo molti di questi plug-in estremamente utili e credo che abbiano fatto la fortuna di Firefox. Probabilmente sarà solo questione di tempo prima che gli utenti più smaliziati inizino a “smanettare” con Google Gears.

Infine bisogna sottolineare che Chrome è basato su WebKit (lo stesso di Safari della Apple) e che viene rilasciato sotto licenza open-source (BSD).

Forse Chrome non si imporrà mai nel mercato dei web browser come Firefox o Internet Explorer, ma di certo darà da pensare ai team di sviluppo dei concorrenti più blasonati… e questo continuerà a fare la fortuna della sempre più grande BigG.

Per chiunque voglia provare il nuovo browser targato Google ecco il link per il download