Recentemente il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge (denominato misure contro la prostituzione) che si propone di combattere la prostituzione di strada. Il disegno, predisposto e proposto dal Ministro delle Pari Opportunità’ Mara Carfagna, ora dovrà essere approvato dal parlamento.
In sostanza è punito chi, in luogo pubblico o aperto al pubblico, sia esercita la prostituzione ovvero invita ad avvalersene (ma non comunque se si trova sotto minaccia o violenza), sia si avvale delle prestazioni sessuali di soggetti che esercitano la prostituzione o le contratta. In entrambi i casi si rischia l’arresto da cinque a quindici giorni e l’ammenda da 200 a 3.000 euro.
Lotta anche alla prostituzione minorile (punito anche chi la favorisce, sfrutta, gestisce, organizza o controlla), pene più severe per l’associazione per delinquere che commette i delitti di reclutamento, induzione, agevolazione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e possibilità di riaffidare alla famiglia o alle autorità responsabili del Paese di origine o di provenienza i soggetti minori stranieri non accompagnati che esercitano la prostituzione nel territorio dello Stato con l’adozione di tutte le cautele e garanzie necessarie.
Infine non devono derivare nuovi o maggiori costi per la finanza pubblica in caso di rimpatrio del minore.
Ma chi colpirà realmente la nuova (se lo diventerà) legge? Non si corre il rischio di sanzionare prevalentemente le donne in strada (la cosiddetta punta dell’iceberg) e marginalmente quanti sono all’origine e all’inizio del traffico di essere umani (bene invece sanzionare chi, la domanda, la crea)? E ancora di contrastare il fenomeno solo quando esso diventa visibile, non quando viene esercitato, sempre illegalmente e sotto violenza, in segreto e al chiuso lontano da occhi indiscreti? Lo schiaffo alla prostituzione non si trasforma in un mero pizzicotto quando la strada intrapresa si nutre solamente di contrasto e punizione?
Forse sarebbe meglio una più rigorosa regolamentazione della prostituzione in grado anche di sottrarre spazio e potere ai protettori tramite forme legali e regolamentate di questa attività, in modo che coloro che la esercitano, legalmente e consapevolmente, abbiano diritti, doveri e sopratutto la gestiscano da soli e ne facciano propri i relativi guadagni.
Chiudere le cosiddette case chiuse a suo tempo probabilmente fu considerata la cosa giusta da fare ma il risultato è stato solo quello di riversare su strada la prostituzione, non certo eliminarla come i più illusi credevano. E oggi purtroppo sembra che venga ripetuto lo stesso errore, con l’insana idea di togliere con una mano lo sporco ma poi subito ricoprirlo con l’altra.