Mi è capitato di leggere una notizia curiosa o, almeno a mio parere, interessante e degna di attenzione relativa a un disegno di legge con cui il premier S.Berlusconi propone di considerare come reato l’imbrattare i luoghi pubblici con bombolette spray e vernici. In pratica un’allusione ai graffiti, ossia quelle scritte, disegni, sigle, ecc che riempiono i muri delle nostre città. Ma forse basterà semplicemente sporcare per terra. Per il momento comunque vi è solo questo annuncio e per i contenuti invece occorrerà aspettare il prossimo Consiglio dei Ministri.
L’opinione pubblica, così come critici ed esperti d’arte, hanno già espresso più volte pareri favorevoli o contrari circa la natura artistica o meno di queste forme di espressione. Alcuni le considerano sporcizia da rimuovere velocemente, altri uno dei tanti modi in cui si esprime l’uomo e per questo un qualcosa comunque degno di tutela.
Sorge tuttavia una domanda di fronte ad una proposta del genere: è necessario fare di un erba un fascio, ossia porre sullo stesso piano qualsiasi graffito? e proibire significa eliminare realmente il fenomeno? La risposta alla prima domanda (ed anche alla seconda) è, secondo chi scrive, NO, dato che esiste un graffito artistico, oggettivamente bello e con un suo significato, sia uno scarabocchio incomprensibile. Ancora vi sono scritte su palazzi del 1500 e disegni che riempono muri grigi e inespressivi in quartieri ed edifici tristi (per la loro ubicazione o struttura) già di per sè. Ancora esiste il ragazzo che imbratta i muri per puro vandalismo o per darsi importanza, sia colui che, a torto o a ragione, considera quest’attività un mestiere o un’arte e ad essa dedica tutta la vita.
Già da questi pochi esempi emerge come la realtà sia molto più complessa di quanto si immagini e come un ddl in grado di colpire tutti e tutto a casaccio (senza distinguo o eccezioni) possa creare delle ingiustizie. A volte certo lo spettacolo che offrono luoghi pubblici o mezzi di pubblico utilizzo (pensiamo ad es a treni o autobus) è assai desolante (e ci costa, a tutti, dato che paghiamo le successive pulizie) ma forse si tratta di una questione di educazione e rispetto (della proprietà altrui e della collettività) che un divieto da solo non può insegnare (occorrerebbe la scuola o la famiglia). E proibire come spesso accade rischia di creare la tentazione di trasgredire e quindi estendere e moltiplicare il fenomeno.
A qualcosa, comunque, bisogna pensare ma se altre vie sono già state percorse (come ad es offrire spazi appositi per i graffiti) e sono miseramente fallite, la causa è più nell’ignoranza (o stupidità) delle persone che nell’idea stessa di graffito. E divieto o meno esisterà sempre colui che andrà ad imbrattare solo per il gusto di farlo. Punire costui e mostrare invece più comprensione verso altri.
La tematica dei graffiti è comunque estremamente complessa e articolata (può toccare ad es questioni di sicurezza, ordine pubblico, disagio sociale e degrado) ma per un’analisi più completa e un giudizio più approfondito occorrerà aspettare le misure effettive proposte dall’esecutivo.
Il Gorgonauta.