Roberto Saviano, autore del best-seller Gomorra (da cui è stato tratto un film, uscito nelle sale italiane lo scorso maggio), a causa delle minacce ricevute vive sotto scorta dal 13 ottobre 2006, oramai da più di 2 anni. Un periodo fatto di rinunce e limitazioni, tali da far prospettare l’abbandono della penisola per l’estero. E recentemente un collaboratore di giustizia ha rivelato un progetto mafioso che punta entro Natale alla sua eliminazione, per il successo e il clamore suscitato dal suo libro scomodo. E nonostante in seguito la gola profonda abbia smentito la sua stessa rivelazione, la notizia ha fatta scalpore nonchè, a mio avviso, tristezza.
Questo perché, indipendentemente dalla veridicità sia della fonte sia delle sue affermazioni, il fatto che il noto scrittore debba vivere sotto scorta solo per aver denunciato quella che è la situazione rimane un fatto assai triste, una sconfitta e una vergogna per l’Italia e tutti i suoi cittadini. Significa che nel nostro paese certe cose non si possono dire e colui che ha il coraggio di rompere il muro dell’omertà e del silenzio lo fa a rischio della propria vita (questo magari spiega anche perché siano così in pochi a farlo). Significa che in alcune aree del nostro territorio lo Stato così come le Istituzioni sono deboli e sole, così come non si può parlare in quei contesti di libertà e democrazia ma di degrado e schiavitù. Significa ancora che la mafia c’è e a molti fa comodo e ne approfittano, così come altri vivono, ma non per loro volontà, sotto le sue leggi.
A R.Saviano non è mancato il sostegno e la solidarietà delle forze politiche e istituzionali, della società civile e del mondo di internet dove domina lo sconforto ma anche la voglia di dimostrare vicinanza e affetto allo scrittore campano nonchè di promuovere iniziative di sostegno. Anche 6 premi Nobel, italiani e non (Dario Fo, Mikhail Gorbaciov, Gunter Grass, Rita Levi Montalcini, Orhan Pamuk e Desmond Tutu), si sono mobilitati per lui con un pubblico appello (sottoscritto poi da scrittori e gente comune).
E nel rinnovargli i miei applausi, per il suo coraggio e il suo libro, lo invito a resistere e a continuare la sua lotta, non abbandonando l’Italia che altrimenti rischia di trovarsi più povera, sola e con un pò di speranza (nel futuro) in meno, nonostante il suo sacrosanto diritto di desiderare una vita normale, alla luce del sole e piena. Di persone come colui il nostro paese ha bisogno, di gente interessata, attenta alla realtà che la circonda e capace di lottare per chiedere giustizia, libertà, democrazia, diritto.
Sarebbe però riduttivo (nonché semplice) indicare R.Saviano come l’unico che si oppone alla mafia e rappresentarlo come l’eroe solitario che si carica il problema sulle spalle e lo risolve da solo, mentre beati applaudiamo e assistiamo da spettatori. Tutti in realtà devono fare la loro parte e non si possono dimenticare le tante Istituzioni coinvolte e i tanti uomini e donne che nel quotidiano e nelle strade lottano per la legalita, anche solo dicendo no al pizzo o all’illegalità. Ebbene anche costoro hanno fatto la loro scelta coraggiosa.