Somalia, ritorna la lapidazione.
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Somalia, ritorna la lapidazione.

Ennesimo orrore : in Somalia nella località di Chisimaio (situata a circa 520 chilometri da Mogadiscio) testimoni oculari riferiscono di una lapidazione pubblica di una giovane donna (di nome Asha Ibrahim Dhuhulow e di soli 23 anni) accusata di adulterio, a cui hanno dovuto assistere gli stessi parenti della vittima. Autori del brutale gesto miliziani somali fedeli alle deposte Corti Islamiche.

La ragazza, dopo essere stata portata sul luogo del supplizio a bordo di un furgone, con il volto coperto da un panno nero e con un velo verde sul capo, mentre veniva legata mani e piede, ha cominciato a divincolarsi ed urlare, nonostante la confessione (?) _di colpevolezza resa (_a quanto pare) ai giudici. Un parente ha cercato a questo punto di soccorrere la giovane donna ma gli integralisti a guardia della condannata hanno aperto il fuoco, uccidendo un bambino. Per i congiunti si è trattato di un processo coranico iniquo ma i giudicanti si sono limitati a replicare che puniranno in maniera adeguata colui che ha ucciso il bimbo.

L’Unione delle Corti islamiche raggruppa le varie corti islamiche “di quartiere” che esistevano a Mogadiscio fino al 2006, e che avevano la funzione di dirimere le contese locali e di interessarsi all’aspetto sociale della zona. Dopo l’attacco all’inizio del 2006 subito da parte dei Signori della guerra, capi-clan locali, le corti islamiche locali si unirono nell’Unione delle Corti islamiche e, appoggiate dalla popolazione, presero il controllo della capitale e della parte centro-meridionale del paese, cercando di imporre la rigida osservanza della legge islamica.

Nel dicembre dello stesso anno il governo provvisorio somalo, aiutato dalle truppe etiopi, riusci a riprendere il controllo della città ma da allora gli scontri tra i vari contendenti (signori della guerra, miliziani islamici, truppe somale ed etiopi) non sono mai cessati e vaste zone della Somalia sono sotto il controllo dell’uno e degli altri, causando tra l’altro una gravissima crisi umanitaria, sopratutto nella capitale, dove tra guerra e miseria gli sfollati hanno raggiunto il numero di circa un milione.

Nel frattempo anche nella Repubblica Democratica del Congo, nella provincia del Kivu Nord, nei giorni scorsi sono avvenuti scontri tra l’esercito regolare e i miliziani del Consiglio nazionale per la difesa del popolo di Laurent Nkunda, un ex generale congolese ora a capo dei ribelli per la liberazione dell’omonima provincia. Un convoglio umanitario ha raggiunto le zone maggiormente colpite dalla nuova crisi ma si teme un’altra (l’ennesima purtroppo) catastrofe umanitaria.

Il Gorgonauta.