alla casa più famosa del mondo è terminata e dopo mesi e mesi di campagna elettorale abbiamo finalmente un vincitore, Barack Obama, che diventerà tra meno di 2 mesi (il 20 gennaio, giorno del suo insediamento ufficiale) il 44° presidente USA. Gli Americani hanno votato in larga parte per il candidato afro-americano che ha ottenuto il 53% dei voti a livello nazionale, almeno 364 Grandi Elettori (ne bastavano 270) mentre i democratici hanno ottenuto e/o confermato le relative maggioranze al Senato e alla Camera dei Rappresentanti.
A questo punto incomincia probabilmente il compito più duro per Obama, ossia quello di governare l’intera Nazione e i risolvere i problemi che sta vivendo e affrontando, in primis la crisi economica. Ma anche all’esterno non mancano le questioni ancora irrisolte come il terrorismo internazionale (che minaccia nuovi attacchi) e problematiche come il nucleare iraniano o lo scudo spaziale. Si cerca anche di formare la nuova squadra di governo dove dovrebbero figurare ad esempio John Kerry (nel ruolo di Segretario di Stato) e Hillary Clinton.
Obama ha vinto tramite il voto dei giovani, dei nuovi elettori(cioè coloro che hanno votato per la prima volta) delle donne e delle minoranze ma in particolare ha saputo dare un senso di cambiamento e di speranza agli elettori (nonchè all’opinione pubblica americana e mondiale, come dimostra anche il nostro sondaggio), alle prese con la peggior crisi finanziaria dal 1929. Cosa in cui il suo rivale McCain ha fallito ed ora in casa Repubblicana si aprirà la resa dei conti, la caccia al capro espiatorio sui cui far ricadere la sconfitta elettorale. Anche se alla sua origine si devono collocare gli 8 anni (discutibili) di presidenza Bush e una campagna incentrata più sull’avversario democratico che sui contenuti.
Vi sono poi altri motivi alla base della vittoria di Obama, da uno slogan efficace e potenzialmente universale (Yes we can) a maggiori abilità nell’attrarre e coinvolgere le masse (in pratica è risultato più simpatico), nonchè nel vendere al pubblico la propria immagine, quella di un uomo comune, della strada lontano dai grandi interessi e giochi di potere che si fa carico dei problemi di tutti mantenendo la propria semplicità/integrità. Anche questo spiega il successo del candidato democratico, il sostegno che ha ricevuto tramite volontari e sostenitori. In pratica è diventato un simbolo, un’ideale.
Non bisogna poi dimenticare un programma elettorale più efficace (che punta ad esempio sulla riduzione delle tasse per i più poveri, su una riforma della sanità e su una svolta verde in campo economico con l’eliminazione della dipendenza dal petrolio), sull’effetto psicologico provocato nella mente degli americani dalla crisi, sulla sua capacità di utilizzare e comunicare tramite il web e come in parte già detto sul suo carisma.
Di fronte a così tante promesse e speranze (la prima di tutte, quella in un mondo migliore rappresentata appunto dal candidato democratico) è difficile non fare il tifo per Barack Obama, ma per non farsi facili illusioni e per sapere se il neo-presidente sarà l’uomo giusto non solo per l’America ma per tutto il mondo occorrerà aspettare che dalle parole si passi ai fatti.
Il Gorgonauta.