Cosa succederebbe se tentassimo di raccontare la storia di un uomo nato vecchio e morto neonato?
Ti ho mai detto di quella volta che fui colpito da un fulmine?
Con buona probabilità lo scrittore Francis Scott Fitzgerald deve essersi posto una domanda simile a quella del cappello introduttivo prima di dar vita, nell’ormai lontanissimo 1922 al racconto breve “The Curious Case of Benjamin Button”.
La trasposizione cinematografica ad opera del regista David Fincher (autore di Seven e Fight Club fra gli altri film) prende a piene mani dalla storia ideata da Fitzgerlad e l’attualizza, aggiungendoci quella moralità “alla Disney” tipica dei film.
Mentre il Benjamin letterario vive una vita al limite,costruita attorno ai vizi (molti) e virtù (poche) del proprio tempo, il Benjamin di celluloide - interpretato da un ottimo e quantomai eclettico Brad Pitt- risulta migliore di tutti i personaggi che incontra nella sua lunga e “curiosa” esistenza. Da ognuno di loro imparerà qualcosa su: vita, morte, amore, religione e famiglia.
Forrest Gump a ritroso
Ovviamente un film che riguarda un uomo che ringiovanisce invecchiando non poteva non essere incentrato sullo scorrere del tempo: Benjamin nasce nel 1918 a New Orleans, esattamente il giorno della fine della Grande Guerra, quella stessa prima, sanguinosissima guerra mondiale che sconvolse tutto il mondo.
Il clima di gioia conseguente alla fine del conflitto dovette fare i conti con l’immenso vuoto lasciato da migliaia di giovani partiti per il fronte e mai tornati in patria. Per questo l’orologiaio di New Orleans, incaricato di costruire l’orologio della stazione della città crea un opera unica: un orologio le cui lancette corrono all’incontrario, monito ed illusione del ritorno di tutte le vittime morte invano.
Mentre per tutti gli altri il tempo passa inesorabile, l’orologio di Benjamin - quello della stazione - gli permette di vivere una vita al contrario, nato vecchio (con tutti i problemi legati ad un fisico di un ultrasettantenne) diventa sempre più giovane, impara a camminare, parlare, suonare il pianoforte ed a comportarsi come una persona adulta.
Durante la sua lunga e “curiosa” vita Benjamin incontra tante persone a cominciare dalla madre adottiva Queenie- “Poverino, è stato proprio sfortunato, è nato bianco!” - fino ad arrivare al Capitano Mike - a comando di rimorchiatore a New Orleans - con cui parteciperà alla Seconda Guerra Mondiale. Allo stesso modo Benjamin conosce per la prima volta l’amore grazie ad Elizabeth (Tilda Swinton), una donna molto più grande di lui, incontrata in Russia durante la guerra.
Non sai mai quello che ti capita
Il vero amore della propria vita però sarà sempre Daisy(interpretata da Cate Blanchett): coetanea del protagonista (anagraficamente), è la nipote di una delle anziane che alloggiavano alla casa di riposo di Queenie. La ragazzina diventa ben presto amica di Benjamin al quale fa promettere, prima di andarsene, di spedirle una lettera da ogni posti in cui andrà.
Grazie alla corrispondenza epistolare tra i due ed al diario di Benjamin, viene narrata tutta la prima parte del film.
La seconda, molto più introspettiva e sentimentale, riguarda il rapporto tra Daisy e Benjamin, ritrovatisi a metà strada, vivono un breve ma bellissimo periodo della loro vita insieme, fino ad avere una figlia: Caroline. Dai ruggenti anni 50 fino ai giorni nostri viene raccontata la loro intensa storia d’amore che culmina nel turbinio di eventi che simboleggia l’arrivo dell’uragano Katrina.
Certamente una storia densa e immaginifica quella di Benjamin Button, una storia che ci ricorda che il tempo e sì prezioso ma che è inutile disperarsi per quello passato e che bisogna godere a più non posso di quella che c’è ancora concesso.