Durante il suo viaggio in Africa Papa Benedetto XVI ha parlato di Aids e preservativi. Secondo Ratzinger l’epidemia di questa malattia non si può superare con la distribuzione dei preservativi che, anzi aumentano i problemi. L’unica strada efficace è quella di un rinnovo spirituale e umano nella sessualità. Insomma rispunta la vecchia regola niente sesso fino al matrimonio.
La Chiesa ribadisce quindi la propria posizione e ritiene che la diffusione e la distribuzione dei preservativi non siano la via migliore per combattere il fenomeno. Meglio non fare sesso (assieme a cercare cure efficaci accessibili al maggior numero di persone e l’assistenza umana e spirituale ai malati). Certo però che sarà difficile imporre ai milioni di persone che abitano in Africa la via della castità. Ma Benedetto XVI probabilmente non si è accorto di vivere nel 2009 e crede ancora di abitare durante i secoli bui del medioevo.
L’Unione Europea e singoli nazioni del vecchio continente hanno fortemente criticato le parole del Pontefice, mostrandosi preoccupati per le conseguenze delle sue parole.
Da Parigi a Berlino, passando da Madrid a Bruxelles, è un coro di critiche e incredulità. E mentre la Spagna annuncia che invierà un milione di preservativi in Africa e invita il pontefice ad ammettere il proprio sbaglio, la Commissione europea ritiene il condom uno degli strumenti essenziali nella lotta al virus dell’immunodeficienza (e che ha contribuito ad avere un basso tasso di malati in Europa e Stati Uniti).
Il continente africano ad oggi è il luogo più colpito della malattia. Qui vivono ben 30 milioni di soggetti portatori di HIV (tre quarti dei sieropositivi del mondo), il 90% dei bambini infetti dal virus (a lato la sua diffusione Stato per Stato) e
l’AIDS è la prima causa di morte. I preservativi quindi sono essenziali per non essere contagiati e anche per non contagiare il prossimo.
Resta da chiedersi perché mai nel ricco mondo occidentale i profilattici si trovano in qualsiasi farmacia o supermercato a fronte del basso numero di ammalati mentre in Africa i sieropositivi sono milioni e si fa ben poco per aiutarli.
Un letal mix costituito da povertà,medicinali non accessibili alla popolazione per il loro costo elevato, assenza di campagne di prevenzione e sensibilizzazione e di condom, ignoranza sui devastanti effetti ed implicazioni dell’Aids, da ultimo magari certe voci messe in giro da certe persone (i profilattici sono il male, e ciò rende ancora più difficile la loro diffusione e utilizzazione, già scarsa), crea una situazione così disperata.
Ma se si vuole realmente aiutare il popolo africano non si deve certo terrorizzarlo con prediche medievali. In realtà occorre dargli gli strumenti (medicine, profilattici, prevenzione tramite educazione) per combattere concretamente la sua piaga più tremenda. Non siamo a Paperopoli ed immaginare che milioni di persone non facciano sesso è pura utopia. Resta da vedere se mai ci sarà la reale volontà di aiutare questa gente, che altrimenti continuerà lentamente a marcire e morire.