La trasmissione televisiva targata Rai Annozero l’ha fatta grossa e va punita. Questo in linea di massima il probabile pensiero dei piani alti di Viale Mazzini. Detto fatto, sospensione (si dice per una puntata) del vignettista Vauro (questa sera il suo spazio sarà occupato da Sabina Guzzanti), colpevole di aver offeso con una sua “ignobile” vignetta vittime e loro parenti, mentre Santoro già nella puntata di questa sera dovrà “attivare i necessari e doverosi riequilibri informativi specificatamente in ordine ai servizi andati in onda dall’Abruzzo”.
Ma cosa è successo il il 9 aprile nella relativa puntata di Annozero da scatenare tante polemiche? Prima le voci di alcuni cittadini che criticano i soccorsi (e in studio le cifre dei fondi destinati alla protezione civile), poi la discussione sulla prevedibilità o meno dei terremoti, le responsabilità e le colpe dei crolli di intere case ed edifici e poi, dulcis in fundo, la vignetta incriminata sull’aumento delle cubature dei cimiteri.
Subito è stato invocato lo scandalo: Santoro fa lo sciacallo sul terremoto e Vauro scrive e fa battute di brutto e cattivo gusto. Peccato che innumerevoli altri programmi televisivi non rinuncino ad intervistare uomini e donne in lacrime, persone appena estratte dalle macerie e orsacchiotti senza più un padrone,speculando in piena tranquillità sul dolore e nessuno si indegni a tal proposito. Insomma forse Santoro approfitterà delle polemiche per fare audience ma altri suoi colleghi non sono certo stati da meno.
Peccato poi che altri possano fare “battute” sugli stupri, sulle persone abbronzate e sui “campeggiatori” terremotati abruzzesi senza alcuna conseguenza. Peccato che da una parte vi sia un vignettista mentre dall’altra un capo di Governo. Peccato che se una battuta venga “certamente” interpretata in malo modo da imprudenti giornalisti l’altra debba essere messa sotto accusa.
Se alcuno non ha protestato per l’accaduto, come afferma Santoro in una lettera, perché tanto rumore sulla vicenda? Probabilmente il potere è stato innervosito. La Tv di Stato deve essere solo quella del pianto, della commozione, dell’unità. Nient’altro. Non si può parlare di responsabilità, di colpe, di critiche ma si deve dare solo l’immagine di un apparato organizzativo perfetto sorvolando sulle imperfezioni qualora queste si siano verificate. Una Tv non asservita al cittadino ma al potere.
Un solo tipo informazione, quella “gradita” e commovente, può quindi passare sulle reti televisive pubbliche mentre parlare di inchieste, colpe, ritardi è severamente proibito. Peccato che informare significhi non solo intervistare il dolore ma anche capire ed indagare su quanto successo, per evitare che in futuro si ripeta.
Qualcuno lo spieghi al re “autorizzato” dei pagliacci.