Franklyn
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Franklyn

Realtà, cos’è la realtà?

Capire cos’è la realtà non è una domanda scontata: le menti più acute degli ultimi millenni si sono arrovellate sul problema di definire cos’è la realtà.

Direte: “realtà deriva da reale, un qualcosa che si può toccare, un oggetto materiale.”

Pensate che perfino quei mattacchioni dei latini si sono cimentati sull’argomento, arrivando ad affermare che:

> > _"quidquid intellectus de rei veritate credat"_ > >

Che suona più o meno come “ciò che l’intelletto crede riguardo alla verità della cose”, in parole spicce non è reale quello che vediamo e tocchiamo, ma quello che crediamo essere reale, che percepiamo come esistente.

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Certo, i latini sono vissuti talmente tanto tempo fa che di cose ne sono cambiate molte, ma anche in tempi più recenti filosofi e scienziati non si sono discostati tanto dal solco tracciato dagli antichi predecessori: il problema è sempre legato al soggetto che interpreta la realtà, non all’oggetto da interpretare.

A quanto pare l’idea è talmente piaciuta all’esordiente regista inglese Gerald McMorrow che, col suo Franklyn, porta in primo piano quello che si potrebbe definire come “il beneficio del dubbio”: cos’è la realtà? Quella vista dal regista, dagli spettatori o dai personaggi del film?

“Questa notte ucciderò un uomo”

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La narrazione iniziale del film è affidata alla calda voce di Franklyn, antieroe della marcescente Città di Mezzo, metropoli egemonizzata da una strana forma di poli-teocrazia.

Ogni abitante di Città di Mezzo deve appartenere ad un credo religioso, non importa quale. Che si professi il libretto d’istruzioni di una lavatrice o si celebri il dio delle unghie rifatte, bisogna avere una fede.

Come commenta Franklyn: “Chi crede in qualcosa è più facile da controllare”. E’ per questo che il nostro protagonista - che condivide il look steam-punk del Rorschach di Watchmen - non crede in nulla, se non nella realtà dei fatti.

Ricercato dalla Polizia Ecclesiastica per il suo ateismo illegale, Franklyn  lotta per scongiurare le atrocità compiute da sette sanguinarie sempre alla ricerca di vittime sacrificali.

Tradito dal meschino Wormsnakes - viscido informatore contattato durante una missione - viene venduto alle forze dell’ordine e incarcerato per anni nelle prigioni del clero. Un solo pensiero salva Franklyn dalla follia dell’isolamento: mettere fine ai sacrifici d’innocenti uccidendo l’unica persona responsabile di tutto: l’Individuo.

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Senza soluzione di continuità la narrazione si interrompe, veniamo proiettati nella Londra di tutti i giorni e facciamo la conoscenza di Emilia, ragazza cinica e depressa che ha tentato più volte il suicidio, classificandolo come “forma d’arte”;  Milo, eterno romantico abbandonato sull’altare che crede ancora nell’amore dell’amica d’infanzia e Peter, cappellano della provincia londinese, profondamente religioso ed alla ricerca del figlio David, reduce della Guerra del Golfo, da cui ha riportato forti turbe mentali.

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Lascio la spiegazione del come e del perché di tale pindarico salto alla visione del film, dato che i colpi di scena ed il dipanarsi di segreti e misteri sono il fulcro di questo thriller fantastico ambientato tra sogno e realtà.

Dunque ricordate che non tutto è quel che sembra, che la realtà non è necessariamente quella che vediamo e che anche una favola come quella raccontata da Franklyn può trasformasi in una granitica realtà.

Fede, destino e pazzia, queste sono le verità individuali che distorcono la realtà agli occhi dei protagonisti della pellicola, legati tra loro da una trama a maglie larghe che solamente nelle scene finali del film si stringeranno inevitabilmente, per portare ad un epilogo preannunciato ma tutt’altro che banale.

Buona visione!