Come ben sapete, l’immigrazione è uno dei fenomeni sociali più comune e problematico del mondo.
Nessuna regione abitata del mondo ne è aliena e cause e conseguenze che costringono intere popolazioni a migrare da loro luogo d’origine verso una “terra promessa” sono vecchie quanto l’uomo:
Chi più ne ha più ne metta, compreso chi scappa dalla legge del proprio stato sperando di rifarsi una vita - in alcuni casi criminosa - nel paese ospitante.
Dall’altra parte della barricata ci sono invece le nazioni “sviluppate” che anno per anno si pongono lo spinoso problema di regolare e controllare i flussi migratori in modo da scongiurare il dilagare della clandestinità, che nella maggior parte delle volte rappresenta l’anticamera di fenomeni assai più preoccupanti quali delinquenza, sfruttamento e prostituzione.
Come avrete capito leggendo il titolo di questo articolo, l’immigrazione - o meglio la “migrazione” - rappresenta un problema per tutti; per l’immigrato lasciare il proprio paese è un pericoloso azzardo, solo e privo di diritti lascia in patria affetti e familiari verso la tanto esaltata “terra promessa”; per gli stati ospitanti gestire correttamente i flussi di immigrati, applicando politiche di occupazione lavorativa ed integrazione è fondamentale per generare nuova ricchezza, a nuovi cittadini corrisponde nuova forza lavoro che si trasforma in benessere per la società intera.
Mamma mia dammi 100 lire che in america voglio andar
Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Molti puzzano perché tengono lo stesso vestito per settimane. Si costruiscono baracche nelle periferie. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano in 2 e cercano una stanza con uso cucina. Dopo pochi giorni diventano 4, 6, 10. Parlano lingue incomprensibili, forse dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina; spesso davanti alle chiese donne e uomini anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano sia perché poco attraenti e selvatici, sia perché è voce diffusa di stupri consumati quando le donne tornano dal lavoro. I governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, di attività criminali.
Cosa vi sembra il piccolo abstract riportato sopra?
Un articolo di pochi giorni fa che riporta - con toni alquanto gravi - la situazione degli immigrati in Italia?!
No, pensate che le parole che avete appena letto risalgono a 90 anni fa, precisamente all’Ottobre 1919 e fanno parte di una più sostanziosa relazione dell’Ispettorato per l’immigrazione del Congresso degli Stati Uniti riguardo al fenomeno di immigrazione degli italiani.
Si perché, se non lo sapeste, vi ricordo che 90 anni orsono l’Italia non era il bel paese che oggi conosciamo: si era appena conclusa la Prima Guerra Mondiale che aveva sottratto gran parte delle risorse economiche e produttive al paese, la maggior parte della popolazione viveva di espedienti e le forti divisioni interne non miglioravano un già critico panorama economico-sociale: con queste premesse i fortunati italiani che potevano prendere armi e bagagli, imboscarsi nella stiva di una nave transatlantica ed affrontare lo scomodo viaggio che li avrebbe portati nella “terra promessa” americana, era un sogno che diventata realtà.
Ieri come oggi il problema “immigrazione” è tutt’altro che semplice: gli immigrati da una parte, costretti loro malgrado a lasciare la disastrosa condizione del proprio paese per emigrare in cerca di fortuna verso nazioni che offrono lavoro, sanità ed istruzione; dall’altra i cittadini dei paesi ospiti, timorosi che questi flussi migratori portino con loro violenza, inciviltà e malavita.
E ancora ieri come oggi più di un partito politico sfrutta la paura della popolazione per accumulare elettori: fomentando l’odio verso gli immigrati e professando la religione dell’intolleranza. Al contrario, configurando il futuro del nostro paese, dovremmo guardare indietro, quando i nostri nonni e bisnonni erano reputati alla stregua degli attuali immigrati, capire che la linfa vitale di una società sono le persone che le scorrono attraverso e che la nostra economia si regge per buona parte su queste persone che ci servono come lavoratori ma che non vogliamo come nostri pari.