Prendete un astronauta, mandatelo nella Norvegia del VIII secolo a caccia di draghi fluorescenti; cosa ottenete? Che domande uno sci-fi movie con poca infamia ma soprattutto qualche lode!
Attenti al Moorwen!
Smessi i logori panni del Gesù di Gibson, Jim Cavieziel presta anima e corpo allo sfortunato Kainan, coraggioso soldato proveniente da un altro pianeta - e forse da un altro tempo, non è facile capirlo nel film - nel suo viaggio verso casa.
In seguito ad un’avaria, l’astronave di Kainan si vede costretta ad un atterraggio di fortuna nella Norvegia del VIII secolo.
Solo e senza strumenti tecnologici, il guerriero straniero - outlander, appunto - si vede costretto a dare la caccia al mostro alieno giunto assieme a lui sulla Terra: il Moorwen, un abominio bioluminescente dalla fame insaziabile.
Disorganizzati e male equipaggiati, i fieri guerrieri delle tribù pre-vichinghe non rappresentano una minaccia per il famelico Moorwen, che, villaggio dopo villaggio, miete centinaia di vittime. Dall’altra parte Kainan non se la sta passando bene, accusato delle stragi del Moorwen, viene imprigionato dalla tribù di re Rothgar - interpretato da un ottimo John Hurt.
I dissapori tra le tribù rivali si trasformano in guerra, aggiungendo altro sangue a quello già versato dalle vittime del mostro alieno. Solamente davanti all’orribile verità dei fatti, le vecchie rivalità si trasformano in solide alleanze, portando le frammentate tribù vichinghe a dar vita ad un unico popolo, per fronteggiare la minaccia aliena sotto la guida del prode Kainan.
Il pianeta dei vichinghi
Certo non si può dire che la trama di questo film sia innovativa, anzi, più di una volta mi sono trovato davanti a situazioni simili - se non uguali - ad altri film storico/fantascientifici:
Un astronauta giunge su un pianeta retrogrado, combattendo per salvarlo - Il Pianeta delle Scimmie;
-
Uno straniero diventa l’eroe delle popolazioni nordiche -Il XIII guerriero;
-
Il protagonista impara una nuova lingua in 5 secondi grazie alla tecnologia - Matrix;
-
Gli umani espandono i propri domini combattendo contro una famelica razza aliena - Starship Troopers;
E chi più ne ha più ne metta; fatto sta che il minestrone di “deja vu” che insaporisce il film non è poi così male: certo non farà gridare al Kolossal, né diventerà campione d’incassi, ma alla fine risulta un buon mix di storia, azione e fantascienza.
Interessante l’idea di rappresentare il protagonista come il primo re vichingo - e non l’ultimo, come recita l’erroneo sottotitolo italiano - a capo delle tribù norvegesi riunite in un unico potente popolo.
Come scrivevo nel cappello introduttivo, poca infamia ma qualche lode per un film dal montaggio rapido e dalla trama che non mancherà di interessare gli amanti del genere.