La Solitudine dei numeri Primi.
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La Solitudine dei numeri Primi.

Premetto di essere tutt’altro che un divoratore di libri, mi definerei semmai un assaggiatore, ma per quanto riguarda “La solitudine dei numeri primi” posso dire che un boccone ha tirato l’altro e senza nemmeno accorgemene mi sono ritrovato alla fine del libro.

Per il suo primo romanzo il giovanissimo Paolo Giordano, venticinquenne, laureato in fisica, ambienta a Torino tra gli anni 80 e i giorni nostri la storia parallela di due bambini-adolescenti-giovani adulti, Mattia e Alice, uniti da una tragedia avvenuta nelle loro rispettive esistenze all’età di sette anni, e che li segnerà in modo definitivo per il resto della loro difficile percorso di vita.

Un libro su ciò che sarebbe potuto essere ma che non è stato, che riflette sulle profonde ferite che la vita lascia sui bambini e che questi si portano con se per tutta la vita. Paolo Giordano, vincitore del Premio Strega e Campiello 2008, per questa sua opera prima, riesce con nitidezza e precisione a dare forma al vuoto, all’angoscia e al senso di incompiuto che pervade l’intera narrazione sino alla quiete liberatoria.

Solitudine, senso di vuoto, angoscia sono termini che sempre più rappresentano i nostri tempi e in particolare la nostra adolescenza.

Forse proprio per questo il romanzo ha riscontrato un tale successo sia di critica che di pubblico perchè seppure nella singolarità delle vicende che caratterizzano i protagonisti, il lettore riesce a trovare in Alice e Mattia una parte della propria inquietudine nascosta tra i propri ricordi.

Sicuramente anche lo stile aiuta la piacevolezza e scorrevolezza della lettura. Termini semplici ma azzeccati, forma lineare e paratattica rendono la lettura fluida, ma commovente nella descrizione dell’aspirazione al compiuto che ognuno di noi coltiva nel proprio percorso terreno, dilaniato tra finito ed indefinito, trascendente ed immanente. Una nota di merito la si deve all’autore, Paolo Giordano , venticinquenne dottorando in Fisica alla sua prima esperienza letteraria, quale testimone di Italia Giovane piena di talenti e sentimenti.

_” I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi. […] Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi. […] In un corso del primo anno Mattia aveva studiato che tra i numeri primi ce ne sono alcuni ancora più speciali. I matematici li chiamano primi gemelli: sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini, anzi quasi vicini, perché tra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero. Numeri come l’11 e il 13, come il 17 e il 19, il 41 e il 43. […] Mattia pensava che lui e Alice erano così, due primi gemelli, soli e perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero. A lei non l’aveva mai detto.” _